Il tribunale di Tempio Pausania è stato palcoscenico di narrazioni conflittuali nella giornata che ha visto Marco Cocco, difeso dall’avvocata Giovanna Porcu, opporsi alle accuse di tentato stupro mosse nei suoi confronti. L'aula, in attesa di chiarezza, ha ascoltato la versione dei fatti dell'imputato, che ha negato ogni intento di violenza sessuale, ammettendo tuttavia un'aggressione - uno schiaffo - nei confronti di quella che descrive come la sua fidanzata.
Il fatto, ambientato nel cuore di Olbia, tra le ombre di un cantiere abbandonato in via Andrea Doria, ha preso una piega inaspettata quando Cocco ha rivelato al giudice l'esistenza di un litigio, scaturito da un messaggio sul telefono della ragazza.
La dinamica descritta da Cocco ha visto lui vittima di un'aggressione da parte della donna, che avrebbe colpito per prima con il telefono. La reazione dell'uomo, uno schiaffo, è stata presentata come un gesto difensivo.
La versione ufficiale dell'arresto racconta una storia diversa: i carabinieri avrebbero trovato Cocco sopra la donna, che a sua volta ha riportato una versione dei fatti gravemente contraria a quella dell'accusato, sostenendo di aver subito un tentativo di violenza sessuale e di essersi difesa colpendo l'uomo per impedirlo.
La vicenda giudiziaria, ora nelle mani della giustizia, vede l'accusato rinchiuso in carcere, dopo che il giudice ha convalidato l'arresto su richiesta del pm, fondandosi sulle indagini condotte dai carabinieri di Olbia. Le ferite e le escoriazioni, presenti su entrambi i protagonisti di questa drammatica vicenda, parlano il linguaggio silenzioso di un confronto fisico che ha lasciato il segno, oltre che sulle persone coinvolte, anche sulla comunità olbiese.
Sarà il lavoro degli inquirenti a dover delineare i contorni di verità di un racconto che, per ora, si divide in due verità inconciliabili, in attesa che la giustizia possa fare il suo corso, con la ponderatezza e la riflessione che un caso tanto delicato impone.