Sassari assiste, impotente, ad una brutta storia dove gli operatori socio-sanitari (Oss), un tempo acclamati eroi in prima linea contro il Covid, oggi si trovano sull'orlo di un abisso professionale e personale.
La storia è quella di 173 Oss, risorse preziose divenute improvvisamente ingombranti, tagliati fuori da una graduatoria che non riconosce il loro sacrificio, la loro dedizione, il loro essere stati pilastri di reparti sotto assedio da un nemico invisibile.
Il senso di tradimento pervade l'aria, palpabile come la paura e la frustrazione che li attanagliano. Questi lavoratori hanno navigato le tempeste della pandemia, sostituendo le mancanze croniche di personale, e ora si ritrovano a contemplare il precipizio dell'incertezza, esclusi da un futuro lavorativo a cui avevano creduto e per il quale avevano già sacrificato tanto.
La selezione pubblica annunciata dall'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari, vista come un faro di speranza, si è rivelata un'illusione, una beffa crudele che ha ignorato anni di esperienza maturata sul campo di battaglia contro il virus. I criteri adottati per la graduatoria sembrano provenire da un mondo parallelo, dove la competenza e l'esperienza diretta valgono meno di titoli di studio e pubblicazioni scientifiche apparentemente disconnessi dalla realtà quotidiana degli ospedali.
Tra i corridoi degli ospedali e nelle chat di Whatsapp, il disappunto e la paura si diffondono come un virus, portando con sé domande senza risposta e un senso di ingiustizia palpabile. Il documento della UIL FPL, un tempo simbolo di speranza, oggi è un amaro promemoria della loro situazione disperata.
Questi 173 Oss, che un tempo andavano avanti grazie a contratti brevi ma continui, ora affrontano la prospettiva di dover insegnare ai loro potenziali sostituti, in un paradosso che aggiunge beffa al danno. La loro storia è un triste promemoria del trattamento che spesso viene riservato a chi, nel momento del bisogno, ha messo a disposizione la propria vita e professionalità, per essere poi dimenticato quando la tempesta sembra passata.
La situazione degli Oss di Sassari è un monito, un grido di allarme che dovrebbe far riflettere sulla valorizzazione del personale sanitario, sul riconoscimento del lavoro svolto e sulla necessità di garantire stabilità a chi ha dimostrato di essere una risorsa indispensabile in tempi di crisi. La loro lotta non è solo per un lavoro, ma per il riconoscimento e il rispetto che meritano.