Parliamo oggi di quella Calabona che sta cercando di rifarsi il trucco, mentre un coro di cittadini, armati fino ai denti di lamentele, si erge a guardiano di un'immobilità cronica. Ebbene sì, la rivitalizzazione del litorale di Calabona sembra essere l'ultimo dei mali per questi algheresi dallo spirito critico così affilato da tagliarsi da solo.
Inizia il progetto che promette di trasformare la zona sud di Alghero migliorandola, ma ecco che si alza il sipario delle lamentele: la platea è piena, soprattutto sui social, di chi non vede di buon occhio la riqualificazione dell'area. Interventi che mirano a innalzare il litorale di Calabona e a renderlo bello e funzionale vengono accolti con lo stesso entusiasmo di un mal di denti.
Una pedana in legno, un pontile, servizi innovativi? "Macché, lasciamo tutto com'è, tanto siamo abituati".
E mentre la Bagni del Corallo srl chiede una concessione per realizzare a Calabona una pedana e un pontile galleggianti per iniziare a disegnare un futuro diverso per la zona, con punti di ristoro e relax che guardano al domani, alcuni algheresi sembrano intenti a immergersi in quel marasma di nostalgia per un passato che, tra una busta di mondezza e il degrado assoluto, non è mai stato così idilliaco come lo dipingono.
Ma attenzione, non è tutto. Questi lavori non sono solo un tocco di mascara su una città che ha bisogno di ben altro, sono la promessa di un cambiamento, una scommessa sul futuro, l'ambizione di fare di Calabona un esempio di equilibrio tra uomo e natura.
Algheresi dubbiosi provate, per un momento, a guardare oltre la cortina dello scetticismo. Questi interventi rappresentano un'opportunità, una porta aperta verso un futuro in cui Alghero non sia solo una cartolina sbiadita del passato, ma un esempio vivente di come modernità e tradizione possano danzare insieme, senza pestarsi i piedi. Gli algheresi hanno davanti a sé una scelta: rimanere ancorati a quell'immobilismo tanto caro, o abbracciare il cambiamento e diventare un faro di progresso e sostenibilità.
La palla, come si suol dire, è nel campo degli algheresi. Sapranno essere all'altezza della sfida o continueranno a fare quello che fa il cane dell'ortolano, proteggendo un giardino di erbacce perché temono di non riconoscersi in un giardino fiorito? La risposta, temo, la conoscono solo loro.