Alterazione della Corrente del Golfo e desertificazione: i matematici Vespri e Volterrani lanciano l’allarme sul futuro climatico del Mezzogiorno

L’alterazione della Corrente del Golfo, pilastro del clima atlantico ed europeo, rappresenta una delle più gravi minacce ambientali del prossimo secolo. I matematici Vincenzo Vespri, ordinario di Analisi Matematica all’Università di Firenze, ed Elisa Volterrani, data analyst esperta di modelli climatici, hanno analizzato nel saggio La matematica dell’effetto serra le conseguenze di un possibile collasso di questa corrente oceanica, evidenziando le ripercussioni per il Mediterraneo e il Mezzogiorno italiano. Il lavoro è incluso nel volume Cronache del rimbambientalismo di Fabio Scacciavillani e Maurizio Stefanini.

Secondo uno studio pubblicato di recente su Science Advances, il rischio di un blocco totale della circolazione termoalina atlantica (AMOC) è compreso tra il 2025 e il 2095, con un intervallo di confidenza del 95%. Un’eventualità che, se confermata, potrebbe riscrivere le dinamiche climatiche del pianeta.

La Corrente del Golfo è un sistema di trasporto oceanico che convoglia acqua calda tropicale dall’Atlantico equatoriale verso le latitudini settentrionali. Nel suo percorso, il raffreddamento della massa d’acqua in prossimità dell’Artico ne provoca l’inabissamento, creando un flusso di ritorno che chiude il ciclo. Questo meccanismo è responsabile della mitigazione del clima in Europa occidentale, permettendo temperature relativamente più elevate rispetto ad altre aree alla stessa latitudine.

Se la Corrente del Golfo dovesse interrompersi, il primo impatto si avrebbe sul clima nord-atlantico, con un drastico calo delle temperature invernali in Europa e un aumento delle precipitazioni nelle Americhe. Tuttavia, il Mediterraneo e il Mezzogiorno italiano non sarebbero esenti da effetti significativi. “La generazione che nasce oggi ha la quasi certezza di assistere a un evento climatico catastrofico”, affermano Vespri e Volterrani, sottolineando che le evidenze paleoclimatiche indicano almeno 25 episodi di blocco e riattivazione della corrente negli ultimi 100.000 anni.

Durante queste fasi, il Nord Atlantico ha subito abbassamenti di temperatura di diversi gradi in pochi decenni, con ripercussioni evidenti anche sul Mediterraneo, dove si registrerebbe un aumento dell’aridità e dell’evaporazione. Questo squilibrio potrebbe accelerare il processo di desertificazione, già in atto in molte aree del Sud Italia.

Tra gli effetti più concreti delle variazioni climatiche in atto, Vespri e Volterrani indicano la desertificazione, che sta già compromettendo la capacità produttiva dei terreni agricoli nel Sud Italia. Un suolo desertificato, una volta perso, è difficilmente recuperabile:

  • L’irrigazione è una soluzione limitata, poiché la desalinizzazione dell’acqua marina, pur essendo una tecnologia disponibile, resta costosa e poco applicabile su larga scala.
  • Le alterazioni chimico-fisiche del suolo riducono la fertilità, trasformando intere aree in territori improduttivi.

Secondo i due studiosi, l’insieme di questi fenomeni amplifica i problemi di insicurezza alimentare e disponibilità idrica, aggravando i fattori socioeconomici che già caratterizzano molte aree del Mezzogiorno. “Le questioni ambientali non operano in modo isolato, ma agiscono come moltiplicatori di instabilità, creando pressioni su società, economie e politiche locali”, spiegano Vespri e Volterrani.

Nonostante i progressi della modellizzazione climatica, prevedere con precisione gli effetti a lungo termine della modificazione delle correnti oceaniche resta estremamente complesso. La difficoltà principale non risiede solo nell’elevato numero di variabili coinvolte – temperatura, salinità, velocità delle correnti, scioglimento dei ghiacci – ma nella natura intrinsecamente caotica del sistema.

I modelli matematici utilizzati per simulare il clima futuro devono affrontare equazioni differenziali altamente non lineari, dove piccole variazioni nei dati iniziali possono generare scenari molto diversi. Questo fenomeno, noto come sensibilità alle condizioni iniziali, è ciò che rende incerta la previsione esatta dei tempi e delle modalità di un eventuale collasso della Corrente del Golfo.

Tuttavia, la convergenza di diversi studi su scenari allarmanti – dalla diminuzione delle precipitazioni in aree aride alla crescente instabilità atmosferica – suggerisce che il problema non è più ipotetico, ma concreto.

L’analisi di Vespri e Volterrani evidenzia come la matematica applicata al clima offra strumenti fondamentali per comprendere la portata delle trasformazioni in atto. Se le proiezioni sull’alterazione della Corrente del Golfo e sulla desertificazione del Mediterraneo si dimostreranno corrette, il Mezzogiorno italiano si troverà ad affrontare una sfida ambientale senza precedenti, con ripercussioni su agricoltura, disponibilità di risorse idriche e stabilità economica.

Le politiche di adattamento dovranno essere fondate su modelli scientifici rigorosi e su strategie di mitigazione che includano l’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche, la riforestazione e lo sviluppo di tecnologie per la gestione sostenibile dei territori più vulnerabili. Il tempo per intervenire si riduce, e le risposte dovranno essere tanto rapide quanto basate su solide fondamenta scientifiche.

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