L’Italia verso l’orlo del baratro economico: una bomba a orologeria innescata per il 2026?

  L’economia italiana è al centro di un immenso dibattito: da più parti si vocifera di un declino imminente, una sorta di bomba a orologeria che dovrebbe esplodere nel 2026, portando al “colpo del boia” per la nostra crescita. Ma quanto c’è di vero in queste funeste previsioni? Cosa sta realmente accadendo all’economia della Penisola? Prima di giungere a conclusioni affrettate, cerchiamo di delineare il quadro generale. 

  Prima di entrare nel cuore della questione, iniziamo dai fatti più recenti, ossia i risultati ottenuti tra il 2021 e il 2023. Risultati apparentemente straordinari, ma – lo vedremo a breve – non così solidi come sembrerebbe a prima vista. Partiamo dal Pil, l’indicatore più consueto per valutare la salute economica di un Paese. Tra il 2021 e il 2023 l’Italia ha vissuto una fase di crescita notevole: +8,3% nel 2021, ancora segnato dalla ripresa post-Covid, +4% nel 2022, e +0,9% nel 2023. Nel complesso, la crescita italiana è stata più vivace di quella di Francia e Germania. Non dimentichiamo, tuttavia, che nel 2020 la pandemia aveva affondato il nostro Pil di quasi il 9%, mentre la Germania aveva perso un po’ meno e la Francia un po’ di più. In seguito, la Germania è finita persino in recessione nel 2023 con un –0,3% del Pil, mentre l’Italia continuava a mostrare numeri migliori. Guardando dal 2021 in avanti, insomma, parrebbe che la nostra economia sia la più performante tra le grandi potenze europee. Naturalmente, chi ha un po’ più di esperienza sa bene che il Pil da solo non basta a scattare una fotografia nitida della situazione. È un indicatore importante, ma talvolta grossolano. Per questo occorre andare oltre, verificare altri parametri. Ed è qui che le cose, inizialmente, appaiono perfino più rosee. Guardando a diversi indicatori economici, l’Italia mostra numeri quasi stellari. Uno di questi è legato al lavoro: il tasso di disoccupazione è sceso al livello più basso degli ultimi cinquant’anni. Ad agosto 2024 era al 6,2%, un risultato che non si vedeva dal 1975. 

  Contemporaneamente, il tasso di occupazione (la quota di persone tra i 15 e i 64 anni che lavorano) ha toccato il 62,3%, la percentuale più elevata da quando si registra questo dato. Attenzione, però: tasso di disoccupazione e tasso di occupazione non misurano la stessa cosa. Il tasso di disoccupazione conta chi cerca attivamente un lavoro senza riuscire a trovarlo, ignorando chi non lo cerca affatto (come i NEET). Il tasso di occupazione, invece, indica quanti lavorano rispetto alla popolazione in età lavorativa. Nel 2024 questo tasso è salito a livelli storici per l’Italia. Certo, non tiene conto di chi lavora dopo i 64 anni, né del fatto che tra i 15 e i 18 anni si lavora pochissimo. Ma resta un dato rilevante: sembra proprio che, dopo la crisi del Covid, l’economia italiana abbia ripreso a crescere, recuperando non solo quanto perso durante la pandemia, ma perfino tornando ai livelli pre-crisi del 2008. E tutto ciò nonostante gli enormi rincari dell’energia nel 2022 legati alla guerra in Ucraina! Non solo: i consumi interni nel 2022 sono tornati ai livelli precedenti al 2008, e anche gli investimenti fissi lordi, cioè quelli che le imprese fanno per produrre di più in futuro, risultano in forte aumento. Se ci limitassimo a questi dati, parrebbe davvero che la nostra economia sia uscita dall’incubo Covid e dalle crisi del passato, ritrovando una spinta invidiabile. 

  Siamo davvero di fronte a un Paese che ha ricominciato a correre? Insomma, tutto sembra andare a gonfie vele per l’Italia. Ma la realtà è più complessa di così, e nei prossimi due articoli capiremo perché molti economisti mettono in guardia sulla tenuta di questa ripresa, puntando il dito su un orizzonte temporale ben preciso: il 2026.

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