La musica incanta, la politica divide. È una regola antica quanto il potere, e ad Alghero pare valere più che mai. A sollevare il sipario sull’ennesimo caso di gestione personalistica della cultura cittadina è il coordinatore di Fratelli d’Italia, Pino Cardi, che non le manda a dire: «Bella musica, brutta politica. Daga ci riprova, ma Alghero non è un salotto privato».
Nel mirino del centrodestra algherese, ancora una volta, la scelta della location e del finanziamento dello spettacolo “Carmina Burana”, in programma il prossimo 1 luglio alla banchina Dogana. Uno show di altissimo livello, prodotto dall’Ente De Carolis, che nulla toglie alla qualità artistica – anzi – ma che, secondo FdI, cela dietro le quinte una regia tutta politica. E nemmeno troppo discreta.
«Abbiamo fondati motivi per ritenere che la decisione sia stata presa dall’assessore Daga e dalla sua cerchia, senza alcuna condivisione con l’assessorato competente», scrive Cardi, puntando il dito contro un metodo che, a suo dire, si ripete. Il riferimento è al doppio canale decisionale che si sarebbe instaurato in città: da una parte le deleghe ufficiali, dall’altra le “interferenze” del segretario del PD, che secondo FdI «tiene in ostaggio» la macchina amministrativa, a cominciare proprio dalla cultura.
Ma il punto centrale resta l’uso delle risorse pubbliche. Sessantamila euro, divisi a metà tra Comune e Fondazione, per un evento che si svolgerà in un’area – la Dogana – da sempre complicata da gestire, logisticamente e in termini di sicurezza. «Piazza de lo Quarter offre già 700 posti e sarà attrezzata per l’estate. Perché non lì?», si chiedono da FdI.
E ancora: lo spettacolo, che si terrà a Sassari due giorni prima, rischia di perdere il suo fascino d’eccezionalità. Non è dunque un’esclusiva per Alghero. Anzi, mentre Sassari, Olbia e altri centri programmano con visione, la Riviera del Corallo sembra inseguire – malamente – scelte dettate più dal gusto personale che da una reale strategia culturale. «Bene la lirica, certo. Ma anche il centrodestra ha portato grandi produzioni in città, con costi ben più contenuti e senza personalismi», ricorda Cardi, sottolineando come il Teatro Lirico di Cagliari abbia calcato le scene algheresi sotto la precedente amministrazione senza clamori e con metodo.
Il sospetto – neppure troppo velato – è che «il patto culturale» sbandierato dalla sinistra sia in realtà uno strumento di egemonia, volto a consolidare il controllo politico su spazi, fondi e scelte artistiche. «Altro che trasparenza, altro che visione: se questa è la cultura “che osa”, ci chiediamo a vantaggio di chi», chiude il coordinatore di FdI. E mentre le note dei Carmina Burana si preparano a riecheggiare sotto i bastioni, in città il contrappunto è già scritto: più che musica, un’aria di polemica.