Non bastano più le chiacchiere. La sicurezza a Sassari – quella vera, non quella evocata nei comizi – è ormai diventata una questione che brucia sotto i piedi della città. A riaccendere i riflettori è stata la stampa, con due pagine e un richiamo in prima de La Nuova Sardegna che, come osserva Forza Italia, “testimonia la particolare evidenza che questo problema riveste nelle nostre città”.
Un problema che non è piovuto dal cielo. È cresciuto a poco a poco, dentro le crepe del centro storico, tra le saracinesche abbassate e le piazzette abbandonate. “Occorre dare atto che la stampa locale ha da sempre e a più riprese raccontato questo disagio”, sottolineano dalla Segreteria Provinciale e Cittadina di Forza Italia, che ora chiedono un confronto serio, concreto, senza sconti a nessuno.
“Riteniamo necessario aprire un confronto che tenga alta l’attenzione dialettica su una problematica che abbraccia non solo i fenomeni di criminalità comune e organizzata, ma anche quelle particolari manifestazioni di devianza sociale le cui origini ci devono far riflettere, ponendo al centro il ruolo certo delle Istituzioni, ma anche delle famiglie e della Scuola.”
È un elenco puntuale e senza sconti: malamovida, baby gang, controllo territoriale criminale da parte di soggetti extracomunitari. “Producono inquietudine nella Comunità, generano quella sfiducia che contribuisce alla chiusura delle attività commerciali, rendendo le aree meno appetibili per investitori e consumatori.”
Ma Forza Italia non si ferma alla denuncia. Va dritta al punto: “Individuare nelle sole iniziative di cultura, musica e intrattenimento la soluzione cui dovrebbe conseguire il rilancio del Centro Storico appare velleitario e di sicuro insufficiente; occorre fin d’ora assicurare le condizioni di sicurezza per tutti”.
Tradotto: prima la sicurezza, poi i concerti. E se qualcuno storce il naso per l’idea di un presidio costante delle forze dell’ordine, Forza Italia risponde con fermezza: “Serve un segnale coraggioso di una vera svolta di pensiero, pur consapevoli che l’obbiettivo sia di non facile realizzazione per la penuria di organici nelle Forze di Polizia e l’atavica avversione culturale di coloro che lo scambiano ancora come il simbolo di una politica di militarizzazione”.
Non manca un affondo sull’inerzia dell’amministrazione attuale. “Ora ci chiediamo: cosa sta facendo l’attuale amministrazione per adottare un sistema performante, innovativo, allineato con le soluzioni e gli standard applicativi di recente generazione? Lo ritiene una priorità o meno?”
E ancora: “Poiché ad oggi non ci sembra di intravvedere all’orizzonte nessuna proposta in merito, esprimiamo la preoccupazione rispetto a quelle che rischiano di essere parole di circostanza, figlie di una politica che ha da sempre sottovalutato prima le dinamiche sociali conseguite all’insufficiente controllo del fenomeno migratorio illegale, e poi quelle ancora più recenti, relative ai fenomeni di devianza giovanile.”
Un atto d’accusa secco, lucido, come se ne leggono pochi: “Oggi si scopre tutto ciò quasi non si trattasse di un fenomeno annunciato. Occorre invertire subito la rotta se non si vorrà assistere presto all’ennesimo fallimento da trasmettere alle nuove generazioni.”
La conclusione è una chiamata alle armi della politica, quella vera: “Serve un segnale forte, da parte delle Istituzioni, per la sicurezza di tutti e contro degrado ed illegalità, fenomeni che scoraggiano attività imprenditoriali e commerciali a continuare a investire nel Centro Storico.”