Mercato fondiario, Confeuro: “Governo Meloni agisca. Serve tavolo di confronto”

Il mercato fondiario italiano fotografa, ancora una volta, un Paese diviso. La LXXV edizione dell’indagine annuale del CREA – lo strumento più autorevole per misurare prezzi e affitti dei terreni agricoli – conferma una realtà ormai nota agli addetti ai lavori: stabilità apparente, ma fratture profonde. Da una parte il Nord, dove pianure irrigue e infrastrutture solide sostengono i valori agricoli; dall’altra il Centro-Sud, dove il territorio è più fragile, l’acqua scarseggia e la logistica continua a essere un freno al potenziale produttivo.

In questo scenario, la Confeuro interviene con parole nette. “Dall’analisi di quest’anno – dichiara Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro – emerge una sostanziale stabilità rispetto ai dati precedenti, ma si confermano profonde disparità tra i terreni del Nord, generalmente pianeggianti e irrigui, e quelli del Centro-Sud, dove le condizioni strutturali e infrastrutturali restano più difficili”. La fotografia è precisa: a parità di ettaro, non esiste in Italia un mercato uniforme.

Da qui l’appello politico. “È necessario che il Governo Meloni intervenga con un piano organico di opere per la gestione idrica e per migliorare l’accessibilità dei suoli agricoli, affinché queste aree non diventino terreno di conquista per gli investitori del settore energetico, ma mantengano la loro storica vocazione agricola”.
Il timore non è teorico: negli ultimi anni le grandi società energetiche hanno puntato con forza sui terreni del Sud, attratte da prezzi più bassi e da condizioni favorevoli per l’installazione degli impianti. Un fenomeno che in molti territori sta cambiando il rapporto, antico e delicato, tra la terra e chi la coltiva.

Il secondo fronte è quello generazionale, la vera crepa del sistema agricolo. L’Italia è tra i Paesi europei con la media d’età degli agricoltori più alta. E l’accesso alla terra – in teoria garantito dagli strumenti Ismea – continua a rivelarsi un ostacolo quasi insormontabile. “Nonostante gli importanti strumenti messi in campo da Ismea – prosegue Tiso – le nuove generazioni incontrano ancora notevoli difficoltà nell’acquisto dei terreni, preferendo spesso la via dell’affitto. Questo fenomeno segnala una criticità ormai strutturale, che rischia di compromettere il ricambio generazionale nel settore agricolo e, di conseguenza, la tenuta stessa del nostro sistema produttivo rurale”.

La proposta della Confeuro si traduce in una richiesta chiara e misurabile: “La Confeuro propone l’istituzione di un tavolo di confronto specifico con tutte le istituzioni competenti e le organizzazioni di categoria, per individuare soluzioni concrete e tempestive. Serve un’azione coordinata che affronti sia le disparità territoriali tra Nord e Sud, sia il nodo dell’accesso dei giovani alla terra, perché solo così potremo garantire un futuro sostenibile all’agricoltura italiana”.

Il punto politico è tutto qui: il mercato fondiario è e rimane il termometro di un settore che tiene insieme economia reale, paesaggio, comunità rurali e sovranità alimentare. Dove i prezzi sono troppo bassi, la terra smette di essere presidio; dove sono troppo alti, i giovani restano fuori. Fra questi due estremi si gioca il futuro dell’agricoltura italiana.

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