Sardegna, l'isola dei "furbetti" e il turismo che si morde la coda

?Un'isola di bellezza struggente, ma anche di contraddizioni stridenti. Questa è la Sardegna che emerge dalle lamentele sempre più diffuse, non solo tra i turisti, ma anche tra gli stessi sardi. Olbia come San Francisco? Non è solo una provocazione, ma la sintesi di un malcontento che monta. L'aumento generalizzato dei prezzi, dai beni di prima necessità ai servizi turistici, sta creando un cortocircuito pericoloso per l'economia dell'isola. ?La logica del profitto a breve termine, che arricchisce per la stagione estiva ma lascia il vuoto e i guai nel resto dell'anno, è un boomerang che rischia di colpire tutti. Come coordinatore politico Fadda Roberto, non posso accettare questo cambiamento. L'idea che la bellezza dell'isola debba giustificare prezzi esorbitanti è una falsità, una scorciatoia che compromette il futuro. Dico a tutti gli imprenditori che in questo modo si stanno mettendo una corda al collo. ?L'equazione è semplice, eppure sembra ignorata da molti: l'aumento ingiustificato dei prezzi porta a un calo delle presenze. Il passaparola, oggi amplificato dai social media, è un'arma più potente di qualsiasi campagna pubblicitaria. Se il turista si sente "preso per fesso", non tornerà e sconsiglierà la meta ai suoi conoscenti. Così, le vacanze che una volta duravano un mese si riducono a pochi giorni, e l'isola, invece di essere un luogo di relax e scoperta, diventa un'esperienza mordi e fuggi, per chi può permetterselo. Io, che ho girato il mondo fin da ragazzo, posso assicurare che una strategia del genere è miope e dannosa. ?L'aspetto più lacerante è l'impatto sui residenti. L'isola, per i sardi, sta diventando un lusso insostenibile. L'idea che un sardo debba indebitarsi per trascorrere una vacanza nella propria terra è una sconfitta culturale prima ancora che economica. È la prova di un modello di sviluppo che non include chi vive e lavora qui tutto l'anno, che non tiene conto delle necessità quotidiane di una popolazione che, invece di beneficiare del turismo, ne subisce le distorsioni. Certe località, storicamente accessibili, non possono e non devono diventare un'esclusiva per i ricchi. Questo vale anche per una città come Cagliari, dove si percepisce la stessa tendenza. L'aumento ingiustificato dei prezzi non riguarda solo il turismo: beni primari come il latte e la pasta, prodotti considerati di prima necessità, subiscono rincari senza una motivazione logica. Vivere in altre città, persino a Tunisi, costa molto meno. ?La speculazione sui prezzi non è un fenomeno naturale, ma una scelta politica, o, per meglio dire, una mancanza di politica. L'assenza di controlli e di una normativa efficace contro lo "strozzinaggio" dei prezzi lascia campo libero a chi pensa di poter lucrare sulla bellezza e la notorietà di un luogo. Ma questa logica del profitto a breve termine è miope e autodistruttiva. Un sistema che sfrutta i turisti e impoverisce i residenti non può reggere a lungo. ?La speranza è che il governo, regionale e nazionale, non rimanga indifferente a questa deriva. Serve una presa di posizione chiara, una politica che tuteli i consumatori e i cittadini, che regoli il mercato e che restituisca dignità a un'isola che non merita di essere ridotta a un semplice "parco a tema" per ricchi, dove i sardi sono i primi a sentirsi ospiti.

Cronaca

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