Il dibattito sull'energia eolica in Sardegna è un tema che si è evoluto notevolmente nel corso degli anni, passando da una fase di entusiasmo a un contesto di aspre polemiche e cambiamenti di posizione, che hanno coinvolto tanto i politici quanto le comunità locali.
Negli anni 2000, l'energia eolica era vista come una grande opportunità per la Sardegna. L’allora presidente della Regione, Renato Soru, leader del centrosinistra, fu uno dei principali promotori dello sviluppo delle energie rinnovabili nell'isola, vedendo in queste tecnologie una possibilità per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, favorire lo sviluppo economico e creare nuovi posti di lavoro. Anche diversi gruppi ambientalisti, che solitamente si opponevano a grandi progetti infrastrutturali, appoggiavano l’espansione dell’eolico, convinti che fosse una via verso un futuro più sostenibile.
Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si è gradualmente affievolito man mano che i progetti eolici cominciavano a proliferare senza un adeguato controllo. Le prime crepe nel fronte favorevole all’eolico si sono manifestate quando le comunità locali hanno iniziato a protestare contro l'impatto visivo e ambientale delle turbine. Queste preoccupazioni sono cresciute ulteriormente quando si è diffusa la percezione che i profitti derivanti dall'energia eolica finissero per lo più nelle tasche di grandi compagnie esterne alla Sardegna, lasciando all'isola i costi ambientali e sociali.
Mauro Pili, ex presidente della Regione Sardegna, è un esempio emblematico di questo cambiamento di posizione. Inizialmente sostenitore delle energie rinnovabili, Pili è diventato uno dei più accesi oppositori dell'eolico, denunciando i rischi di speculazione e la minaccia al paesaggio sardo. Pili ha criticato duramente la proliferazione di progetti eolici che, a suo avviso, stavano devastando il territorio senza portare reali benefici alle comunità locali.
Nel 2024, sotto la guida di Alessandra Todde, vicepresidente della Regione Sardegna, è stata introdotta una moratoria di 18 mesi per bloccare l'installazione di nuovi impianti eolici e fotovoltaici. La moratoria è stata presentata come una misura necessaria per proteggere il territorio e consentire una valutazione più attenta degli impatti ambientali e sociali delle energie rinnovabili. Tuttavia, questa decisione ha suscitato forti reazioni a livello nazionale. Il governo centrale, ritenendo la moratoria un ostacolo allo sviluppo delle energie rinnovabili e un'interferenza nelle competenze statali in materia di energia, ha impugnato la legge, dichiarandola incostituzionale.
La moratoria voluta dalla Todde è stata interpretata come un segnale di inversione di tendenza rispetto alla spinta iniziale verso l’eolico, suscitando domande su chi stia effettivamente beneficiando della transizione energetica in Sardegna. La difesa della moratoria da parte di Todde e di altri politici regionali riflette una crescente preoccupazione per l'invasione di progetti eolici percepiti come speculativi, ma al contempo questa mossa è stata vista da alcuni come una frenata immotivata in un momento in cui la Sardegna avrebbe bisogno di investire in energie rinnovabili per prepararsi alla chiusura delle centrali a carbone, prevista entro il 2025.
Nel frattempo, le grandi aziende come Enel continuano a vedere la Sardegna come un’opportunità per lo sviluppo di impianti eolici e fotovoltaici su larga scala. I loro piani prevedono di trasformare l'isola in un hub di energia rinnovabile, con progetti che includono non solo l'eolico, ma anche sistemi avanzati di accumulo energetico e nuovi collegamenti con la rete elettrica nazionale.
Tuttavia, l'opposizione cresce tra le comunità locali e alcune figure politiche che un tempo sostenevano l'espansione delle energie rinnovabili. Questi cambiamenti di posizione mettono in luce la complessità del dibattito sull'eolico in Sardegna: da un lato, c'è la necessità di sviluppare fonti energetiche sostenibili; dall'altro, la preoccupazione per la protezione del paesaggio e del patrimonio culturale dell'isola.
La battaglia sull'eolico in Sardegna non è solo una questione di politica energetica, ma un conflitto tra visioni diverse sul futuro dell'isola e sul modo in cui le sue risorse naturali dovrebbero essere utilizzate. La questione rimane aperta, con un futuro energetico che dipenderà dalle decisioni politiche e dalle capacità della regione di trovare un equilibrio tra sviluppo sostenibile e salvaguardia del proprio territorio.