Il settore delle produzioni aromatiche e officinali in Sardegna è come un tesoro nascosto: piccolo, frammentato, ma con un potenziale immenso. Negli ultimi decenni, questo comparto, pur essendo nuovo nel panorama agricolo locale, ha visto periodi di luce e ombra. Le istituzioni hanno mostrato un interesse intermittente, mentre le prime aggregazioni tra imprenditori agricoli sono spesso naufragate.
La produzione è limitata, e la frammentazione non ha aiutato a costruire una filiera solida. Tuttavia, il fascino dei prodotti naturali, dai medicinali alla cosmesi, dalle tisane ai liquori, continua ad attirare consumatori sia locali che internazionali. La domanda di prodotti naturali ha riacceso l'interesse verso vecchie ricette e pratiche tramandate nel bacino del Mediterraneo.
A livello locale, la raccolta dello spontaneo domina ancora, con piccole imprese che lottano contro i costi elevati della manodopera e la carenza di forza lavoro.
La situazione non è molto diversa oltre Tirreno. In Europa, l'Italia produce circa il 20% del suo fabbisogno interno di erbe officinali, una frazione che suggerisce ampi margini di crescita.
Confagricoltura Sardegna ha avviato un tour tra gli associati per raccogliere testimonianze e consigli, con l'obiettivo di definire un nuovo approccio che coinvolga direttamente i produttori. Secondo Paolo Mele, presidente di Confagricoltura Sardegna, è necessario un quadro chiaro da cui partire per sviluppare progetti e proposte che puntino alla creazione di una filiera robusta.
Le statistiche dell'Agenzia agricola regionale Laore rivelano che in Sardegna sono coltivati solo 75 ettari di piante aromatiche e officinali biologiche, una cifra che rappresenta appena lo 0,33% delle colture biologiche dell'isola. I numeri, seppur piccoli, mostrano un comparto concentrato principalmente su poche colture come mirto ed elicriso.
Patrizia Daniele, un'autorità nel settore, sottolinea l'importanza di fare sistema tra le aziende e creare una rete che identifichi e valorizzi le produzioni sarde. La mancanza di studi e assistenza adeguata da parte delle istituzioni è uno dei maggiori ostacoli. Giuliano Vacca, con la sua azienda a Pimentel, e Antonio Fois, agronomo di Serrenti, condividono questa visione, evidenziando la necessità di innovazione, ricerca e formazione specifica per sviluppare appieno il settore.
Il percorso per valorizzare le produzioni aromatiche e officinali della Sardegna è lungo, ma con un approccio integrato e sostenuto, potrebbe trasformare questo "mondo in miniatura" in una realtà agricola di primo piano.