Davide, paralizzato da 20 anni dopo un tuffo, sceglie di morire in Svizzera. «Vivere è un diritto, non un obbligo»

Davide Macciocco, 40 anni, una vita trascorsa a Termoli, voleva morire a Zurigo, dove era nato il 16 luglio 1983. E lo ha fatto. Ha deciso di andarsene con il suicidio assistito ieri, 15 settembre. Una scelta difficile, maturata in anni. La sua vita cambia il 5 luglio 2003, quando ha 20 anni. Erano le 6 del mattino e si trovava in spiaggia con amici. Prima di rientrare a casa dopo una notte in discoteca il gruppo decise di raggiungere il mare; Davide volle fare un ultimo tuffo dal trabucco, una di quelle antiche macchine da pesca che costellano il litorale abruzzese e molisano. Da 6 metri d'altezza, con l'acqua profonda un metro e mezzo, Davide batté la testa, fratturandosi due vertebre cervicali. Il risveglio avvenne in ospedale a Termoli, poi il trasferimento in elicottero a Pescara e da lì il ricovero nell'istituto di Montecatone. Davide Macciocco, 40 anni, una vita trascorsa a Termoli, voleva morire a Zurigo, dove era nato il 16 luglio 1983. E lo ha fatto. Ha deciso di andarsene con il suicidio assistito oggi, 15 settembre. Una scelta difficile, maturata in anni. La sua vita cambia il 5 luglio 2003, quando ha 20 anni. «La presi abbastanza bene all'inizio, poi mi resi conto che di punto in bianco ero paralizzato dal collo in giù, su una sedia a rotelle, senza muovere né braccia né gambe e neanche un dito. Io che ero iperattivo e veramente non stavo un secondo fermo. Con me ti potevi ritrovare a prendere un aperitivo a un bar di Termoli, dopo un'ora ritrovarti a Pescara o a Riccione a divertirsi». Davide Macciocco si è dato da fare nonostante tutto. «In questi anni non sono stato con le mani in mano. Dal 2018 sono diventato agente sportivo di due network. Il mio corpo era bloccato, ma la mia mente correva. Con il passare degli anni, però, la vita è andata peggiorando moralmente e fisicamente senza cercare mai di far pesare questo ad altri. L'uomo è fatto per dominare la vita, non per esserne schiavo». Nelle sue ultime volontà Davide precisa: «Questa lettera è rivolta anche alle istituzioni italiane affinché non venga preso nessun provvedimento giudiziario nei confronti di chi mi ha semplicemente accompagnato, o meglio dato un passaggio. Se c'è qualcuno da giudicare, quelli sono i politici e il fatto che trovino difficile legiferare sulla morte volontaria assistita». Ai genitori, parenti e tanti amici dice: «Non piangete perché vi ho lasciati, sorridete poiché mi avete conosciuto e vissuto. Sto per affrontare il mio ultimo viaggio. Forse dopo la morte sarai ciò che eri prima della tua nascita. Forse solo assenza di esistenza o forse un'altra grande avventura. Per me tutto molto improbabile, ma possibile. Io vado via in totale serenità e sognando. Ciao, ciao». Davide Macciocco aveva espresso più volte il desiderio di morire con dignità, ma in Italia non esiste una legge che regoli il suicidio assistito. Per questo motivo, ha deciso di recarsi in Svizzera, dove esistono delle associazioni che offrono questo servizio a chi lo richiede. Ha dovuto affrontare molte difficoltà burocratiche e logistiche, ma alla fine è riuscito a realizzare il suo progetto. Davide Macciocco è morto ieri, circondato dall'affetto dei suoi familiari e degli operatori dell'associazione Dignitas. Ha lasciato una lettera in cui spiega le sue ragioni e ringrazia tutti coloro che lo hanno sostenuto. Ha chiesto anche di essere ricordato come una persona che ha amato la vita, ma che non ha potuto viverla come avrebbe voluto. La storia di Davide Macciocco mi ha fatto riflettere sul tema del suicidio assistito, e sul diritto di ogni persona di scegliere come e quando morire. Penso che sia un tema delicato e complesso, che richiede un approfondimento etico, giuridico e sociale. Penso anche che sia importante ascoltare le voci di chi vive situazioni simili a quella di Davide Macciocco, e rispettare le loro scelte.

Cronaca

Rapina a un porta pizze: arrestato pregiudicato ad Alghero
La Polizia di Stato di Alghero ha arrestato questa mattina un pregiudicato algherese, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Sassari. L’uomo, condannato in via definitiva a tre anni di carcere, è stato riconosciu...

La vacanza diventa giustizia: Il sostegno delle istituzioni alla "Casa dei Sogni"
  Questa mattina, a Marina di Cardedu, una visita speciale alla Casa dei Sogni, l’immobile destinato a luogo di accoglienza, riposo e vacanza per bambini e ragazzi che vivono fuori famiglia, donne vittime di violenza e persone con disabilità, per volontà dell’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e conf...

Estorsioni a Olbia: due arresti, in campo anche la Squadra Mobile di Sassari
Due uomini sono finiti in manette con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’ordinanza è stata eseguita oggi dalla Squadra Mobile di Sassari, in collaborazione con i colleghi di Napoli, su disposizione del GIP del Tribunale di Napoli e su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

ARST, stipendi sbloccati. Manca: «La Regione si è mossa subito»
Gli stipendi dei lavoratori ARST sono finalmente sbloccati. La notizia arriva con l’insediamento ufficiale del nuovo Amministratore unico, Giovanni Mocci, che ha messo fine a giorni di tensione tra i dipendenti. Il nuovo vertice, come primo atto, ha firmato le disposizioni n...

Alghero, l’Avis chiama: «Il sangue non va in vacanza»
Il sangue serve sempre. E ad Alghero lo sanno bene. L’Avis comunale ha lanciato un appello urgente: «Il fabbisogno di sangue non va in vacanza». Nei mesi estivi, le scorte calano, le richieste aumentano e i centri microcitemici lanciano l’allarme.

Il prezzo della verità: vivere sotto scorta nell'Italia della mafia
Vedere Roberto Saviano piangere non è solo un’immagine commovente; è lo specchio di una realtà brutale e complessa, dove le organizzazioni criminali non si limitano a inquinare la giustizia, ma imprigionano vite intere, condannando chiunque osi contrastarle a un’esistenza sotto assedio. Non è solo la paura della condanna a morte che le mafie instil...