Piscinnì, storia di una baia delle coste sarde, fra speculazione edilizia sventata e fondi comunitari spesi inutilmente

  Lungo la costa sud-occidentale della Sardegna, uno dei tratti litoranei più suggestivi e ancora sostanzialmente integri del Mediterraneo, c’è la splendida baia di Piscinnì (o Pixinnì), in un’isola amministrativa di Domus de Maria (SU). Rocce, mare cristallino e pieno di fauna marina, macchia mediterranea, Capre e Bovini, Ginepri, Gheppi, Cormorani e Cinghiali. Uno stagno retrodunale che sfocia in mare dopo la stagione delle piogge. Vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), vincolo di conservazione integrale (art. 10 bis della legge regionale Sardegna n. 45/1989 e s.m.i.), salvaguardia da parte del piano paesaggistico regionale (P.P.R., 1* stralcio costiero, 2006), sito di importanza comunitaria – S.I.C. /zona speciale di conservazione – Z.S.C.“Stagno di Piscinnì”, ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, la fauna e la flora, la disciplina di tutela del sito di grande interesse ambientale e naturalistico non manca. In teoria. Per difendere strenuamente questo gioiello naturalistico del Mediterraneo, minacciato da un progetto speculativo di 80 mila metri cubi di volumetrie, il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) è stato in prima linea fin dagli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. Il sito venne difeso in tutte le sedi possibili e immaginabili da speculatori di origine capitalista e di origine collettivista, perché il mattone vien divinizzato da fin troppi soggetti (imprenditoriali o meno), ottenendo anche la demolizione degli abusi edilizi realizzati. Il ripristino ambientale, invece, venne progettato, autorizzato ed eseguito dal mare e dagli eventi atmosferici, per fortuna. 

  Successivamente, per evitare i danni dell’incombente antropizzazione, l’allora Provincia di Cagliari (oggi la Provincia del Sud Sardegna) prese parte al progetto LIFE “Providune” (complessivamente 3.352.000,00 euro, per il 71% di provenienza comunitaria), insieme alla Provincia di Matera e alla Provincia di Caserta. L’obiettivo era ed è la tutela dei sistemi dunali. In Sardegna i siti d’interesse comunitario (S.I.C.) prescelti e oggetto di interventi finanziati da fondi comunitari sono Porto Campana (ITB042230); Stagno di Piscinnì (ITB042218); Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis (ITB040020). La realtà ha portato a verificare che, una volta finiti i fondi comunitari, la gestione di questi irripetibili gioielli ambientali lascia parecchio a desiderare. Per esempio, nella baia di Piscinnì sono state realizzate protezioni dei sistemi dunali, passerelle d’accesso, cartellonistica, materiale illustrativo e di sensibilizzazione. Finito il progetto, finiti i soldi, non è proseguita la gestione del sito in alcun modo. 

  Oggi vengono posti anche cartelli di “proprietà privata” in aree che risultano di titolarità demaniale nel Servizio Informativo del Demanio (S.I.D.), oggettivamente per indirizzare i veicoli verso il vicino parcheggio privato e per accogliere un furgone – bar dalla dubbia autorizzazione. Spariti i cartelli illustrativi del S.I.C. e la benché minima salvaguardia delle dune. Ed è per questo, per dare uno straccio di indicazioni di tutela e uno stimolo a pubbliche amministrazioni assenti che in dieci minuti di volontariato ecologista il GrIG ha recentemente posizionato una settantina di metri di recinzione in corda e un paio di cartelli informativi per tutelare l’ambito centrale del sistema dunale di Piscinnì. Una turista straniera tanto distratta quanto sorda alle esortazioni per la tutela ambientale è stata spintaneamente fatta uscire dal sistema dunale in questo periodo impreziosito dalla fioritura dei Gigli di mare. Con il plauso di vari bagnanti, per dirla tutta. Sarebbe ora che anche le amministrazioni pubbliche che hanno formalmente e giuridicamente assunto l’obbligo di salvaguardare Stagno, dune e spiaggia di Piscinnì’ facciano il loro dovere. In ogni caso il GrIG farà la sua parte, come sempre. p. Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) Stefano Deliperi

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