Migliaia di aziende agricole sarde stanno affrontando un fine anno drammatico a causa dei ritardi nei pagamenti dei fondi PAC (Politica Agricola Comune). Con la scadenza del 30 dicembre per mutui agrari, cambiali e fatture di fornitori, molti agricoltori e allevatori si trovano senza risorse per far fronte agli impegni finanziari, una situazione che rischia di portare al collasso il comparto agricolo regionale.
Da sempre, i fondi PAC rappresentano una certezza per gli agricoltori, utilizzati per pianificare i pagamenti di fine anno. Tuttavia, il 2024 segna un punto di crisi senza precedenti, attribuibile all’eccessiva burocrazia e a un malfunzionamento del sistema di controllo. Migliaia di anomalie, spesso inesistenti, bloccano i pagamenti.
Tra gli esempi più assurdi, pascoli trasformati erroneamente in "boschi totali" e oliveti ultracentenari classificati come aree non ammissibili agli aiuti.
Il caso più eclatante riguarda un decreto di pagamento da 29,5 milioni di euro, destinato a 20.822 aziende agricole sarde, firmato dal direttore di Argea il 19 dicembre ma non ancora inviato alla banca per l’esecuzione dei bonifici. Il motivo di questo ritardo resta un mistero. Nel frattempo, gli uffici dell’ente pagatore Argea, su disposizione della Regione, rimangono chiusi fino al 27 dicembre per ferie.
Questa situazione sta spingendo molte aziende alla disperazione. Per fronteggiare le scadenze imminenti, numerosi allevatori sono costretti a chiedere anticipi o caparre agli industriali del latte e alle cooperative, un gesto che evidenzia la gravità della crisi.
"Questa situazione non trova alcuna giustificazione, né politica né burocratica," afferma Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli (CSA).
"Perché l’assessore all’agricoltura, onorevole Satta, non ha adottato misure preventive per evitare questo dramma?"
Il Centro Studi Agricoli sta valutando la possibilità di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Cagliari per accertare eventuali responsabilità. "Non possiamo più tollerare queste umiliazioni verso chi, ogni giorno, lavora duramente per produrre il cibo che arriva sulle tavole di tutti i cittadini," prosegue Piana. "Il silenzio della politica regionale è assordante. Si sta sottovalutando la pazienza di un comparto già fortemente provato."
Secondo il CSA, questa crisi non è un caso isolato, ma il risultato di una gestione inefficiente e di un sistema burocratico incapace di rispondere alle esigenze reali degli agricoltori. Gli aiuti europei, che dovrebbero sostenere il settore, vengono invece bloccati o ritardati, aggravando le difficoltà di chi opera in un settore cruciale per l’economia e la sicurezza alimentare.
La domanda che resta senza risposta è: perché non si è intervenuti per evitare questo disastro? La gestione dell’oro verde sardo merita attenzione e rispetto, non la trascuratezza e i ritardi che stanno mettendo in ginocchio migliaia di famiglie.