Alghero, consiglio a singhiozzo: nervi tesi sui numeri e comunicati per raccontare la stessa seduta

Il Consiglio comunale del 12 dicembre 2025 si è chiuso nel modo più banale e più rivelatore: mancava il numero legale. Fine della seduta, slittano gli atti, e comincia l’altra partita — quella dei comunicati. Ad Alghero, ormai, si governa anche così: prima si conta, poi si scrive o si fa scrivere.

Il centrodestra (Fratelli d’Italia, Forza Italia, UDC, Lega, Prima Alghero) ha messo il cappello politico sull’episodio parlando di Campo Largo “nel caos” e di “maggioranza senza guida”. Nel testo inviato alle redazioni, i capigruppo Alessandro Cocco, Marco Tedde, Lelle Salvatore, Michele Pais e Massimiliano Fadda sostengono che la seduta abbia certificato “l’incapacità amministrativa” e “il totale scollamento politico tra consiglieri, Giunta e Sindaco”. È la loro lettura: un’aula che si sfila e una città che resta appesa.

Nel mirino c’è la variazione di bilancio, diventata — sempre secondo l’opposizione — la cartina tornasole delle frizioni interne alla stessa maggioranza. Il comunicato richiama l’intervento del consigliere Piras e lo usa come prova che i malumori non erano solo “di là”, ma anche “di qua”. E cita, con toni da colpo di scalpello, alcune poste contestate: “dai 100mila euro per l’aggiornamento del piano strategico, che sarà solo un libro dei sogni, ai 300mila euro alla Fondazione… fino ai oltre 50mila euro all’Ente De Carolis per un evento di una sola serata”. Tradotto: spese giudicate senza rotta, in un momento in cui la rotta dovrebbe essere l’unica cosa che conta.

Poi c’è il nodo tecnico: l’emendamento e il parere dei Revisori. Per il centrodestra “un emendamento privo del parere del Collegio dei Revisori… rendeva improcedibile il voto non solo sull’emendamento ma sull’intera delibera”. E aggiunge un’accusa che, politicamente, è dinamite: l’Amministrazione avrebbe tentato di far votare ugualmente, “scaricando” sui consiglieri eventuali responsabilità in caso di impugnazioni. Subito dopo — ancora nella loro ricostruzione — la maggioranza avrebbe fatto mancare il numero legale e la seduta sarebbe saltata.

La maggioranza consiliare risponde che: “La ricostruzione della seduta consiliare di oggi da parte della minoranza è farneticante e fantasiosa”. Insomma dalla maggioranza rovesciano il tavolo. Respingono “con forza” le illazioni sulla non unità, rivendicano che mentre l’opposizione “grida”, loro “programmano” e, soprattutto, mettono in fila le voci di spesa che la variazione di bilancio avrebbe garantito.

Qui il tono cambia: meno duello e più elenco di “cose fatte”. La maggioranza parla di risorse per le palestre (Pala Manchia e Pala Corbia), di “800 mila euro” per il completamento della palestra geodetica di via XX Settembre (secondo lotto, con consegna annunciata nel 2026), di “150 mila euro” per progettare ulteriori lotti della riqualificazione di Sant’Agostino, di oltre “400 mila euro” alla società in house per manutenzioni, scuole e impianti sportivi, oltre al finanziamento del Piano strategico e del Piano di classificazione acustica. E arriva l’accusa speculare: l’opposizione avrebbe “preferito disinteressarsi” e abbandonato l’aula “non partecipando al voto”.

Sul caso dell’emendamento, la maggioranza attacca il metodo e la scena. Parla di “provocatori atteggiamenti” e scrive che “lo stesso proponente (Alessandro Cocco di FdI) si è rifiutato di leggere in aula, a puro scopo vittimistico”. Poi affonda con una frase da regolamento ferroviario: “Il Consiglio Comunale non è un tram in cui si sale e si scende a piacimento”.

In mezzo, c’è la cronaca della serata così come ricostruita anche dalla stampa locale: discussione accesa, richieste di verifiche, sospensioni, rientri, e infine l’aula che si svuota fino a non reggere più i suoi numeri. In un articolo pubblicato da Alghero Live, si descrive una seduta “a fisarmonica”, con presenze ballerine e con la variazione di bilancio trasformata in detonatore di umori e posizionamenti.

Il fatto, però, resta inchiodato al pavimento: il Consiglio si è fermato perché non c’erano i presenti necessari. Tutto il resto — caos o vittimismo, irresponsabilità o puntiglio — è la disputa su chi debba pagare il conto politico di quella conta mancata.

E qui sta il punto, quello che il cittadino capisce al volo senza bisogno di essere né di destra né di sinistra: quando un’amministrazione e un’opposizione finiscono per combattersi sul perimetro della seduta più che sul merito degli atti, la città resta in anticamera. La maggioranza dice “abbiamo messo soldi su sport e scuole”. L’opposizione risponde “state sperperando e non avete numeri”. Entrambi, nel frattempo, raccontano la stessa fotografia: un Consiglio che per andare avanti deve prima convincersi a restare seduto. Un Consiglio che si regge sulla disciplina delle presenze non è problema. È politica elementare. Il dramma, semmai, è quando diventa un evento.

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