Quattro milioni di euro, cinquanta progetti, decine di enti locali coinvolti. Non è fantascienza amministrativa, ma il bilancio concreto dello Spoke 2 di e.INS, un programma coordinato dall’Università di Sassari che ha deciso di far dialogare intelligenza artificiale e tradizione, realtà aumentata e archeologia, storytelling digitale e campanili. Insomma, mettere il futuro al servizio dell’identità.
Il primo incontro si terrà il 6 novembre all’ExMè di Nuoro, dove amministrazioni comunali, fondazioni, GAL e parchi discuteranno i risultati del progetto. Un secondo appuntamento è fissato per il 20 novembre a Guasila, mentre il gran finale sarà il 19 dicembre, ancora a Nuoro.
Dietro i numeri c’è un’idea semplice: usare la tecnologia non per sostituire la memoria, ma per amplificarla. “L’obiettivo è costruire una rete di esperienze che, partendo dalle specificità locali, possano generare impatti duraturi in termini di innovazione, occupazione e partecipazione” spiega Luca Pulina, responsabile scientifico dello Spoke 2. Un modo per dire che anche la Sardegna, con la sua testarda lentezza, può essere laboratorio d’avanguardia.
I progetti parlano da soli. Il Digital Mont’e Prama, che porta i Giganti dentro la realtà immersiva. Il Museo del Suono di Bitti, che digitalizza il canto a tenore senza togliergli l’anima. I murales di Orgosolo, diventati app interattiva. E poi il Cammino Minerario di Santa Barbara, che racconta se stesso attraverso la tecnologia, senza perdere la fatica dei passi e la polvere dei sentieri.
A fare da collante, i GAL e i FLAG, impegnati nella promozione delle produzioni locali e del turismo sostenibile. Tutti insieme, insomma, per far dialogare un’isola che da secoli parla in dialetti diversi.
Lo Spoke 2 nasce da una manifestazione d’interesse rivolta agli enti territoriali. Quattro milioni di euro che non si sono persi nei corridoi ministeriali ma sono arrivati ai territori, dove la ricerca incontra il pragmatismo dei comuni. È la parte buona del PNRR, quella che non si misura in bandi ma in risultati.
Il progetto è un esperimento di equilibrio: tra scienza e umanità, tra memoria e innovazione. Se funziona, la Sardegna potrà dimostrare che la modernità non è solo velocità, ma anche profondità. E che il futuro, quando ha accento sardo, può perfino avere un’anima.