A Cabras, dove la laguna regala ancora il profumo del mare e l’ombra dei vecchi pescatori si confonde con quella dei turisti, lo Stato ha deciso di far sentire la propria presenza. Nei giorni scorsi, 26 uomini in divisa — tra Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale e Polizia Locale — hanno passato al setaccio il compendio ittico e il paese. Un’operazione “ad alto impatto”, come la chiamano nei verbali, ma che in concreto significa una cosa semplice: controlli serrati contro la pesca abusiva e la microcriminalità.
Coordinata dal Prefetto di Oristano, Salvatore Angieri, l’azione è nata dal Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. In poche ore sono state identificate 103 persone, dodici con precedenti. Controllati diciotto veicoli, quindici conducenti sottoposti all’etilometro, cinque multe per infrazioni stradali.
Ma l’attenzione maggiore è andata ai ristoranti: otto locali passati al vaglio per verificare la tracciabilità del pescato e la regolarità amministrativa. Un controllo doveroso, in un territorio dove il confine tra il pescatore di frodo e il commerciante compiacente può essere sottile come una rete da posta. Una sola sanzione, segno che almeno qualcuno le regole prova a rispettarle.
Il senso dell’operazione è chiaro: far capire che Cabras non è terra di nessuno. La laguna è un tesoro — economico, culturale e ambientale — e chi ci lavora onestamente non deve pagare per chi bara.
Il Prefetto annuncia che i controlli continueranno nei prossimi giorni anche negli altri centri della provincia. Segno che lo Stato, quando vuole, sa ancora muoversi in squadra. Magari non sarà un colpo di scena, ma in tempi in cui ognuno pensa per sé, vedere cinque corpi dello Stato lavorare insieme vale già come buona notizia.