Asinara: turiste in bici nella zona vietata, multe e controlli serrati dei Carabinieri

Sull’isola dell’Asinara, dove la natura vive ancora libera come un tempo e gli uomini dovrebbero camminare in punta di piedi, due turiste hanno pensato bene di farsi un bagno a Cala Sant’Andrea. Peccato che lì sia vietato anche solo avvicinarsi all’acqua. Divieto assoluto: niente accesso, niente transito, niente balneazione. Ma loro, incuranti dei cartelli e delle regole, sono arrivate in bici, lasciando tracce sulla sabbia come firme d’incoscienza.

I Carabinieri della Stazione dell’Asinara, durante il consueto giro di pattuglia l’8 ottobre, le hanno fermate, identificate e sanzionate. Non è la prima volta che accade. Nell’isola, dichiarata Parco Nazionale nel 1997, il rispetto dell’ambiente non è solo una regola: è un dovere civico. Eppure c’è sempre qualcuno convinto che “per una volta non succede nulla”.

I controlli dell’Arma, già intensificati nelle scorse settimane, hanno portato anche alla segnalazione di due operatori turistici, scoperti mentre accompagnavano visitatori tra Cala d’Oliva e Cala Sabina senza avere le necessarie autorizzazioni. Usavano un mezzo privato, destinato — secondo il permesso ufficiale — al solo “supporto logistico” di una struttura ricettiva. In pratica, un’auto nata per trasportare bagagli, trasformata in taxi panoramico.

Il Parco dell’Asinara non è un set cinematografico né una pista ciclabile con vista mare. È un laboratorio vivente di biodiversità, un frammento di natura che lo Stato ha avuto la saggezza di proteggere, almeno sulla carta. Ma la carta, si sa, vale poco se non c’è qualcuno a farla rispettare.

E qui entra in scena l’Arma, che sull’isola è di casa da più di un secolo. Un tempo controllava i detenuti del penitenziario, oggi sorveglia turisti e guide improvvisate. Cambiano i reclusi, non il mestiere.

I Carabinieri dell’Asinara, fanno sapere, continueranno i controlli “per tutelare i visitatori e il patrimonio ambientale dell’isola”. Tradotto: chi scambia il Parco per un parco giochi farà bene a rivedere l’itinerario. Perché all’Asinara la libertà è della natura, non dell’uomo.

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