La zootecnia sarda è allo stremo. A denunciarlo è Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli, che parla senza giri di parole: «Serve subito un piano straordinario di ammasso delle carni bovine entro novembre. La Regione si attivi immediatamente, perché senza interventi i prezzi di mercato crolleranno, portando al collasso centinaia di aziende».
Il nodo è la dermatite nodulare bovina. I Servizi veterinari continuano a non liquidare gli indennizzi agli allevatori colpiti. Per chiudere i focolai si impone l’abbattimento integrale delle mandrie, includendo anche i capi sani e vaccinati. Una misura definita dal Centro Studi «sproporzionata, dannosa e ormai inaccettabile».
La battaglia è anche legale: il 28 agosto il Consiglio di Stato e il 3 settembre il TAR Sardegna dovranno pronunciarsi sui ricorsi presentati da un gruppo di allevatori che contestano la gestione dell’emergenza. Nel frattempo, Piana ricorda che per pagare gli indennizzi non serve la regolarità contributiva Inps o il Durc: «Gli allevatori vanno risarciti subito».
Accanto all’emergenza sanitaria, pesa anche la questione dei pagamenti PAC. Bruxelles ha autorizzato anticipi fino al 70% sul primo pilastro e fino all’85% sulle misure CSR, ma in Sardegna ancora non si muove nulla. «L’assessore regionale deve definire con Argea il pagamento entro ottobre degli anticipi PAC 2025 – chiede il Centro Studi – e procedere subito ai saldi del 2024, che centinaia di aziende non hanno ancora ricevuto».
Il rischio è chiaro: senza indennizzi, senza ammasso delle carni e senza pagamenti PAC, la Sardegna agricola si troverà davanti a «un disastro economico e sociale senza precedenti».