La storia di vita di Fabio Pisacane è stata definita dal quotidiano inglese The Guardian “di grande ispirazione”. Nato e cresciuto nei Quartieri Spagnoli di Napoli, c’è sempre stato il Cagliari nel suo destino. Prima l’esordio in serie A da calciatore, poi due anni con la Primavera. E ora la promozione sulla panchina della prima squadra. Nel mezzo un grave rischio di paralisi superato in età adolescenziale dopo tre mesi e mezzo trascorsi in ospedale, poi il premio di «Giocatore dell’anno» nel 2016 e la storia della combine rifiutata e denunciata pubblicamente che gli è valsa il titolo di Ambasciatore Fifa “per il calcio pulito nel mondo”. Carattere, grinta e passione: la favola calcistica di Pisacane, 39 anni, è diventata esempio e manifesto di un percorso fatto di sacrifici e resilienza. Dopo due settimi posti consecutivi e uno storico successo in Coppa Italia con la Primavera, battuto il Milan in finale, adesso avrà l’onore e l’onere di guidare in serie A la squadra che gli ha spalancato le porte al sogno di una vita.
Un’infanzia colorata d’azzurro, cresciuto nel mito di Maradona e in quei quartieri spagnoli dove non ci sono regole e confini. Ma solo un grande sogno che accomuna tutti i bambini: diventare un calciatore. Nei primi anni della sua carriera, Fabio è il centravanti di riferimento (come il suo idolo Batistuta); con il passaggio alla Damiano Promotion, una delle scuole calcio più importanti del Sud Italia, cambia ruolo in campo (e non la prende benissimo) e prospettive future. Difensore centrale e terzino destro all’occorrenza, viene monitorato e poi portato a Genova sponda rossoblù dall’osservatore Claudio Onofri.
Poi, una mattina come le altre cambia per sempre i piani di vita del 14enne. “Papà, sono stanco, non riesco quasi a muovermi”. Pisacane si sveglia completamente paralizzato dalla testa ai piedi. La corsa in ospedale, poi la diagnosi: è la sindrome di “Guillain-Barré“, una grave e rarissima malattia in cui il sistema immunitario attacca il sistema nervoso provocando paralisi temporanee e abbattendo il tono muscolare. Fabio trascorre 3 mesi e mezzo in ospedale e dopo 20 giorni di coma e una paralisi alle braccia smentisce le previsioni dei dottori. “Capii la gravità della situazione solo quando mi ritrovai in un letto di ospedale.-aveva raccontato in un'intervista.-La diagnosi fu terribile. Dalla speranza di realizzare il sogno che avevo fin da bambino mi trovai ad affrontare la partita più difficile. In quel momento non pensavo al fatto che forse non avrei più giocato a calcio. Tutti i miei sforzi, le mie speranze erano indirizzate a combattere per un bene più prezioso, la vita”.
Dopo 4 mesi (e la riabilitazione) Pisacane torna in campo. Una lenta risalita che, passo dopo passo, gli ha consentito di realizzare i suoi sogni. Compreso l’esordio in serie A, a 30 anni, con la maglia del Cagliari (contro l’Atalanta) dopo una lunga gavetta nelle serie minori. “Ce l'ho fatta e mi godo questo momento”, le sue prime parole nel “postpartita“ che hanno rivelato pubblicamente per la prima volta il suo passato. “Stava succedendo l'impossibile, ma ringraziando Dio non poteva finire così. Oggi il destino mi ha dato una grossa mano. Da quando ho capito che potevo giocare in settimana, mi sono passati davanti tutti i momenti più brutti. Sono stati quattro mesi che pensavo notte e giorno a questo momento e ai problemi che ho passato per arrivarci. Non ho mai mollato un secondo”. Un racconto e un percorso che The Guardian ha voluto premiare con il riconoscimento di “Giocatore dell’anno”. In carriera, forse ricordandosi di quando sognava di fare il centravanti, anche un gol al Milan. Difensore di ruolo in campo e grande esempio di lealtà sportiva. Pisacane è stato premiato dalla Fifa con la nomina di ambasciatore per il calcio pulito. Il motivo? I fatti risalgono al 2011 quando giocava a Lumezzane: l’ex calciatore rifiutò dal ds degli avversari, Giorgio Buffone del Ravenna, 50mila euro per perdere la partita. Una tentata combine. Un gesto di onestà che è stato riconosciuto anche dalla Figc e dall’allora c.t. della nazionale italiana Prandelli, che lo invitò a Coverciano durante il ritiro pre Euro 2012. Indossato il rossoblù da calciatore, ora Pisacane difenderà i colori anche dalla panchina. Dopo aver iniziato la sua esperienza da allenatore con la Primavera (con cui ha vinto l’ultima Coppa Italia contro il Milan), adesso l’occasione di dimostrare il proprio valore con la prima squadra in quello che sarà una sorta di anno zero. Con il contratto sino a giugno 2026. Identità e lavoro quotidiano: due ingredienti che hanno reso il Cagliari Primavera di Pisacane una vera sorpresa (e la miglior difesa del campionato). Giulini e un’intera isola si affidano al carisma e alla storia di grande ispirazione di Fabio Pisacane.