San Francesco d’Assisi incarna il vero Dna e l’anima dell’Italia: una nazione che si distingue per onestà, generosità e apertura verso tutti. Padre Enzo Fortunato lo racconta come simbolo di una bellezza trasparente e di una bontà che si dona senza calcoli, e di un’attitudine inclusiva che accoglie il diverso come fratello. Questi valori, sottolinea l’autore, costituiscono una profonda differenza rispetto ai crociati del suo tempo: Francesco non ha mai vissuto la fede come una bandiera da difendere o come un'arma, ma come uno spazio di dialogo e incontro.
La storica scelta del santo di viaggiare in Oriente per conoscere il sultano al-Malik al-Kamil, non come nemico ma come fratello davanti a Dio, rappresenta ancora oggi una lezione di straordinaria attualità: la fede non va strumentalizzata, ma vissuta come processo di fraternità universale. La celebrazione in onore del patrono d’Italia, che quest’anno vede la partecipazione della premier Giorgia Meloni e il ritorno della festa nazionale del 4 ottobre (abolita nel 1977), restituisce centralità a questo messaggio di pace, fraternità e custodia del creato.
Padre Fortunato richiama infine un aspetto cruciale del pensiero francescano: Francesco non ha mai trasformato la croce in un'arma, né avrebbe accettato l’uso della violenza verbale, neppure sui social. Ha preferito disarmare se stesso per disarmare il mondo, lasciando a credenti e laici una lezione: vivere la fede come abbraccio, non come vessillo, essere costruttori di dialogo e non crociati.