La riapertura della miniera di Silius, nel territorio del Gerrei, non è soltanto un’operazione industriale dopo oltre trent’anni di inattività. È un tassello di una partita più ampia, che riguarda la sicurezza delle catene di approvvigionamento europee e la riduzione della dipendenza dall’estero per le materie prime critiche. In questo quadro si inserisce il coinvolgimento di Valente S.p.A., storica azienda milanese specializzata in attrezzature per lavori sotterranei e movimentazione su rotaia.
Entro il 2026 il sito minerario di Silius, in provincia di Cagliari, dovrebbe tornare operativo, con una capacità stimata di circa 70mila tonnellate annue di fluorite. Un minerale tutt’altro che marginale: è un componente essenziale per le batterie agli ioni di litio, per lo stoccaggio dell’energia rinnovabile e per numerose applicazioni industriali legate alla transizione energetica.
Il rilancio del sito è reso possibile dall’investimento della Mineraria Gerrei, che ha affidato a Valente una commessa da 1,1 milioni di euro. L’azienda fornirà locomotori elettrici, mezzi per il trasporto degli operai, vagoni da smarino su rotaia per il materiale di scavo, oltre a macchinari e impianti destinati al revamping della miniera, passaggi tecnici indispensabili per la riapertura.
«Un lavoro di nicchia – commenta Alberto Menoncello – ma, senza imprese che sappiano produrre le attrezzature giuste, rilanciare l’attività estrattiva in Italia sarebbe impossibile. È da quando siamo nati, nel 1919, che ci occupiamo di fornire rotaie, scambi, vagoni ed attrezzature varie per il tunnelling, cioè per realizzare gallerie sotterranee, o per l’attività estrattiva, il mining. Per questo tipo di lavori servono mezzi per trasportare i materiali di scavo e portarli in superfice, vale per le miniere come per gli scavi di gallerie e condotte. Oggi però il tema del recupero delle miniere è fortemente sotto i riflettori».
Il contesto internazionale spiega perché. Nel 2024 l’Unione Europea ha approvato il Critical Raw Materials Act, fissando l’obiettivo che almeno il 10% del consumo annuo di materie prime critiche provenga da estrazione interna all’Unione. Una risposta diretta alla forte dipendenza dalla Cina per le terre rare e i minerali strategici, diventati centrali per smartphone, computer, impianti eolici, pannelli fotovoltaici, dispositivi medicali e mobilità elettrica.
Per allinearsi a questi obiettivi, l’Italia ha predisposto un Piano nazionale di estrazione che censisce 76 siti minerari dismessi e individua quelli di interesse strategico. Tra questi figura Silius, che custodisce circa tre milioni di tonnellate di fluorite, una risorsa sempre più richiesta dal mercato globale dell’energia e dell’industria green.
«È una risorsa strategica per la transizione ecologica – spiega Menoncello –. Negli ultimi dieci anni la domanda di fluorite è cresciuta in modo costante e continuerà ad aumentare con l’accelerazione verso energia pulita e tecnologie green. Questa commessa ci rende particolarmente orgogliosi: ci conferma attori chiave in un dibattito cruciale per il futuro dell’Italia e per la riduzione della dipendenza dall’estero».
Valente porta in Sardegna un’esperienza maturata in grandi cantieri internazionali: dal Tunnel della Manica alla TAV Torino-Lione, dalla metropolitana di Roma al passante ferroviario di Firenze, fino alla diga di Campolattaro. Accanto alle forniture per tunnelling e mining, l’azienda realizza anche trenini turistici per la valorizzazione delle miniere dismesse. Con Silius, però, la posta in gioco è diversa.
La riattivazione del giacimento del Gerrei colloca la Sardegna in una mappa che non è soltanto industriale, ma geopolitica. In un’Europa chiamata a ripensare la propria autonomia strategica, la fluorite di Silius e le infrastrutture che la rendono estraibile diventano parte di una riflessione più ampia: quella sul controllo delle risorse, sulla sicurezza energetica e sul ruolo dei territori periferici nei grandi equilibri della transizione verde.