Sanità sarda dopo la sentenza della Consulta: Pais chiede lo stop sul Marino di Alghero, allarme anche in Consiglio comunale

La sentenza n. 198 della Corte Costituzionale continua a produrre effetti pesanti sul sistema sanitario sardo e apre una fase di forte incertezza amministrativa. Al centro del confronto politico finisce ora anche il destino dell’ospedale Marino di Alghero, con richieste esplicite di stop a qualsiasi atto che vada oltre la semplice gestione ordinaria.

A intervenire è Michele Pais, consigliere comunale della Lega ed ex presidente del Consiglio regionale, che richiama direttamente gli effetti giuridici della pronuncia della Consulta e una successiva nota dell’Assessorato regionale alla Sanità. «La sentenza n. 198 della Corte Costituzionale ha determinato un effetto chiarissimo: i commissari delle aziende sanitarie sarde, compresi quelli dell’ASL di Sassari e dell’AOU di Sassari, sono decaduti di diritto, essendo venuta meno la norma che ne aveva giustificato la nomina».

Pais sottolinea come questo quadro sia stato formalmente riconosciuto anche dagli uffici regionali:
«Con nota del 27 dicembre – sottolinea Pais – il direttore generale dell’Assessorato della Sanità, Giovanni Oppo, prendendo atto della sentenza della Corte Costituzionale, ha dichiarato decaduti i commissari e ha assegnato la gestione delle aziende all’ordinaria amministrazione, in capo ai direttori sanitari e amministrativi, richiamando l’articolo 3, comma 6, del decreto legislativo n. 502 del 1992».

Secondo l’esponente leghista, però, questo passaggio non risolve i problemi, ma li amplifica. «Al netto della stessa legittimità di tale atto amministrativo, sulla quale esistono forti e fondati dubbi – precisa Pais – la norma citata è chiarissima: ai direttori è attribuita esclusivamente l’ordinaria amministrazione, con esclusione esplicita di qualsiasi atto di riorganizzazione strutturale».

È su questo punto che Pais concentra l’attenzione sul caso del ospedale Marino. «Il trasferimento del Marino dall’AOU di Sassari all’ASL di Sassari – spiega – costituisce a tutti gli effetti una riorganizzazione strutturale, che comporta il passaggio di funzioni, personale, rapporti giuridici e obbligazioni. Atti che, in questo quadro, non possono essere legittimamente adottati».

Il giudizio è netto: «Non siamo di fronte soltanto a un problema di straordinaria amministrazione: anche atti apparentemente ordinari rischiano di essere travolti da profili di nullità, con conseguenze gravissime».

Pais alza ulteriormente il livello di allarme: «Andare avanti facendo finta che non sia successo nulla, come se la Corte Costituzionale non si fosse pronunciata, configurerebbe un comportamento doloso, certamente valutabile in sede giudiziaria. Nessuno può fingere di non sapere che è intervenuta una pronuncia che ha modificato in modo profondo il quadro giuridico precedente».

E conclude con un monito diretto agli amministratori: «Chi oggi si avventurasse a sottoscrivere atti di questo tipo si esporrebbe a responsabilità patrimoniali dirette e personali. Norma e buon senso imporrebbero di fermarsi immediatamente». Sul piano politico, l’affondo finale è altrettanto duro: «Tutto questo è il risultato del pressapochismo e della smania della giunta Todde di spartirsi poltrone e potere, senza alcuna attenzione alle ricadute amministrative, giuridiche e finanziarie. Un modo irresponsabile di governare che rischia di fare danni enormi alla sanità sarda».

Le preoccupazioni non arrivano solo dall’opposizione. Sul tema è intervenuto anche Christian Mulas, presidente della Commissione Sanità in maggioranza, durante il Consiglio comunale di Alghero, con un intervento dai toni allarmati: «Presidente, io vorrei fare una segnalazione, una segnalazione che credo sia anche importante, ma non vorrei che venga presa come un attacco strumentale a quello che sta succedendo oggi sulla sanità. Vorrei invece che venga presa come un problema di carattere drammatico, di una sanità che oggi sta vivendo un momento di grande difficoltà. Sono state dichiarate illegittime le nomine dei direttori sanitari, dei direttori generali. E questo ci preoccupa, signor Sindaco, ci preoccupa per un motivo. Perché il primo gennaio non sappiamo cosa succederà all'ospedale Marino, non sappiamo i contratti dei medici, non sappiamo i contratti degli infermieri, non sappiamo i contratti degli anestesisti, degli operatori sanitari».

Mulas ha poi legato l’incertezza normativa alle condizioni concrete del sistema sanitario: «E questo a me preoccupa perché, come sapete, io l'ho vissuto anche prima persona, essendo stato ricoverato quasi una settimana in ospedale, ho vissuto il dramma di come vivono oggi gli operatori sanitari, proprio perché è una sanità che c'è una confusione totale».

E ha chiuso con un appello politico e istituzionale: «Quindi io chiedo che questo consiglio oggi prenda in visione quello che sta succedendo. Io penso che comunque da oggi non va tutto bene, ma andrà tutto a cadere».

La sentenza della Consulta, intanto, resta sullo sfondo come un punto di non ritorno. E il caso Marino rischia di diventare il primo banco di prova di una sanità regionale sospesa tra vuoti di potere, atti contestati e timori concreti per la continuità dei servizi.

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