La grande ipocrisia algherese: si piange lo spopolamento, ma si alimenta la fuga


Ci vuole coraggio, o forse solo distrazione, a trattare oggi l’emergenza abitativa come fosse una scoperta improvvisa. Perché sul tavolo ci sono già stati, mesi fa, studi, analisi, perfino un ordine del giorno approvato in Consiglio comunale a settembre. Tema? Incentivi per l’affitto a lungo termine, analisi del patrimonio abitativo, valutazione dei fabbisogni. Tutto scritto, tutto nero su bianco. Ma da allora? Il nulla. Un silenzio assordante, rotto solo dalle conferenze stampa dove si invita a “ripopolare la città” con i “nomadi digitali”. Un ossimoro politico, una contraddizione che grida vendetta. Perché mentre si favoleggia di smart worker con lo zaino e la fibra ottica, ci si dimentica che qui, ad Alghero, c’è chi non ha i soldi per pagare un affitto da 700 euro. E non parliamo di marginalità estrema: parliamo di impiegati, operai, giovani famiglie, algheresi veri.

Il sindaco Cacciotto, con tono mesto, dichiara che “il problema dello spopolamento è reale e preoccupante”. Ma quale ripopolamento si immagina, se il mercato immobiliare è cannibalizzato dagli affitti brevi? Se anche i paesi vicini — Uri, Olmedo, Villanova — sono ormai invasi dalla stessa speculazione? Se il salario medio non consente di pagare un canone di locazione dignitoso, né tanto meno di comprare casa a 3.000 euro al metro quadro?

E allora si finge di non vedere. Si fa finta che basti “attrarre giovani” per colmare un vuoto lasciato da decenni di miopia politica. Mentre le case restano vuote o affittate a settimane, mentre chi non ce la fa viene spinto fuori, in periferia o fuori dalla Sardegna. Ma i nostri politici, e i loro amici con casa di proprietà, dormono sonni tranquilli. La casa ce l’hanno, l’hanno avuta da sempre. Gli altri possono arrangiarsi. Tanto se la città si svuota, il problema sarà solo che non si trova più manodopera stagionale. E pazienza.

E l’edilizia convenzionata? Le lottizzazioni annunciate come panacea? Parole. Carta. Mentre i veri atti urbanistici riguardano ancora palazzine private, investimenti per chi ha già, promesse per chi potrà vendere ancora più caro.

Intanto, si parla di boe, di panorami interrotti per i proprietari di barche. Poverini. Per loro si alzano voci in difesa della libertà visiva, mentre nessuno si accorge che chi lavora in Comune, o negli ospedali, o nei supermercati, una barca non la potrà mai avere. A loro non resta che essere spremuti — come limoni — e poi lasciati andare. Come tanti già hanno fatto. Come tanti faranno.

È questo il futuro? Una città bella, ma vuota. Popolata solo da chi ha i mezzi per comprarsi il panorama. Gli altri, fuori dai giochi. E ora che arriva l’estate, la stretta degli affitti brevi si farà sentire. Ma tranquilli: ci sarà chi farà conferenze stampa per parlarne. Con toni preoccupati, ovviamente. Poi tornerà il silenzio. E l’inverno del ripopolamento potrà ricominciare.

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