La Sardegna, ancora una volta, brucia. Come ogni estate, come ogni anno, e forse anche un po’ di più. Nella giornata di ieri, lunedì 23 giugno, si sono registrati 14 incendi sul territorio regionale. In due casi è stato necessario l’intervento dei mezzi aerei della flotta regionale antincendio.
Il primo rogo si è sviluppato nel comune di Nuragus, in località Canali Cerbu. Le fiamme hanno colpito alcuni ettari di pascolo. A coordinare lo spegnimento è stato il personale della Stazione forestale di Laconi, con il supporto di un elicottero decollato dalla base del Corpo Forestale di San Cosimo, di una squadra di volontari e di un’altra dell’Agenzia Forestas di Laconi. L’elicottero ha concluso le operazioni di volo alle ore 16.47.
Il secondo incendio si è verificato in agro del comune di Quartu Sant’Elena, in località Cannedus. A dirigere le operazioni è stata la Stazione forestale di Sinnai, con il supporto del GAUF (Gruppo Analisi Uso del Fuoco) del Corpo Forestale di Cagliari e di un elicottero proveniente dalla base di Villasalto. Presenti anche due squadre di volontari, una di Sinnai e una di Quartu. Le fiamme hanno interessato campi coltivati. L’intervento aereo si è concluso alle ore 17.14.
Il bollettino è asciutto, come la terra che brucia. Ma dietro i numeri ci sono campi devastati, pascoli ridotti in cenere, uomini e donne in divisa che combattono ogni giorno un nemico che torna puntuale, complice il caldo, il vento, e – troppo spesso – la mano dell’uomo.
È solo l’inizio dell’estate. La Sardegna lo sa, e anche chi la governa. Ma da decenni, l’isola continua a contare i roghi come si contano le ore di volo degli elicotteri. Una liturgia secca, che ogni anno si ripete, con le stesse parole e gli stessi silenzi.