A cinque anni dal primo caso di Covid, il virus diventa un giocattolo in 3D

Cinque anni fa, il 21 febbraio 2020, l’Italia entrava nell’era del Covid-19 con il primo caso registrato a Codogno. Da quel momento, il virus ha riscritto la storia recente, alterando abitudini, economie e percezioni del rischio sanitario. Oggi, in Sardegna, un’idea inaspettata riporta quel periodo sotto una luce diversa. Alfonso Canfora, inventore e tecnico sportivo originario dell’isola, ha trasformato il Covid in un giocattolo tridimensionale, un progetto nato non per sdrammatizzare, ma per affrontare con un linguaggio visivo e didattico il trauma collettivo della pandemia.

Dietro al Covid-19 Toys non c’è solo un’operazione simbolica, ma un esperimento che intreccia scienza, divulgazione e tecnologia. Canfora ha progettato e realizzato con la stampa 3D una serie di modelli assemblabili che riproducono il virus e le sue varianti, insieme agli elementi biologici coinvolti nel contagio: la proteina Spike, il DNA attaccato, le piastrine, i globuli bianchi e rossi impegnati nel contrasto all’infezione. I pezzi, studiati per essere smontati e ricomposti, permettono di visualizzare in modo tangibile il funzionamento del virus e della risposta immunitaria.

L’idea ha preso forma nello Spazio Giovani di Oristano, dove Canfora ha donato una stampante 3D e uno scanner laser per avvicinare i ragazzi alla progettazione tridimensionale. Il primo esemplare del giocattolo è stato donato al Museo del Giocattolo di Zeppara, in provincia di Oristano, dove è oggi esposto in una teca.

Il progetto non si limita alla divulgazione scientifica, ma ambisce a generare nuove opportunità per la Sardegna. Canfora propone il Covid-19 Toys come base per una collaborazione internazionale con la Cina, in particolare con Wuhan, la città dove il virus ha avuto origine. L’idea è quella di trasformare l’esperienza della pandemia in un’occasione di scambio culturale, economico e formativo, sfruttando la tecnologia della stampa 3D per sviluppare percorsi didattici e produttivi.

Lo scorso maggio, Canfora è stato premiato dal sindaco di Sorradile, Pietro Arca, durante la settima edizione della Biennale dell’Omodeo, un riconoscimento per il suo impegno nel campo dell’innovazione e della creatività sarda. A suo nome risultano registrati numerosi brevetti presso l’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi), molti dei quali legati al settore sportivo.

L’operazione non è priva di controversie. Trasformare in un gioco il virus che ha sconvolto il mondo potrebbe far storcere il naso a molti, ma Canfora non lo vede come un tentativo di banalizzare la pandemia. Piuttosto, il suo obiettivo è rendere la scienza accessibile attraverso il gioco, spingendo le nuove generazioni a familiarizzare con la biologia e con le tecnologie di modellazione 3D.

Che questa iniziativa venga accolta come una provocazione o come un’idea di valore educativo dipenderà da chi la osserva. Canfora, da parte sua, offre alla Sardegna un concetto innovativo: la memoria può diventare occasione di apprendimento, e la tecnologia può essere una chiave per il futuro.

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