GrIG: Non trasformiamo Montiferru e Monte S. Antonio in una selva di pale eoliche!

  L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato (28 gennaio 2023) un argomentato atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di centrale eolica Sindia proposto da Enel Green Power s.p.a. in varie località agricole e di pascolo arborato nei Comuni di Sindia, Scano di Montiferro, Santulussurgiu (OR), Macomer, Borore (NU). Il GrIG ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di dichiarare la non compatibilità ambientale per contrasto con la normativa in materia di diritti di uso civico e per motivazioni di merito. Coinvolti anche il Commissariato per gli Usi Civici per la Sardegna, il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, i Comuni di Sindia, Scano di Montiferro, Santulussurgiu, Macomer, Borore. Il progetto energetico nell’agro del Montiferru e del Monte S. Antonio. Un progetto di centrale eolica composta da 13 aerogeneratori con una potenza installata da 78 MW che prevede • la realizzazione delle fondazioni per gli aerogeneratori in progetto; • la realizzazione di piazzole di montaggio, di nuovi tratti di viabilità e l’adeguamento della viabilità esistente, al fine di garantire l’accesso per il trasporto degli aerogeneratori; • la realizzazione di una nuova sottostazione di trasformazione 220/33 kV e la connessione degli aerogeneratori alla stazione tramite cavidotti interrati a 33 kV; • la realizzazione di un nuovo cavidotto interrato a 220 kV per la connessione della sottostazione di trasformazione alla Nuova SE RTN 220kV ‘Macomer’; • l’utilizzo temporaneo, attraverso opportuni adeguamenti, di aree per il Site Camp e per lo stoccaggio temporaneo (Temporary Storage Area). Le aree a uso civico interessate. Il sito individuato per la centrale eolica interessa il Monte S. Antonio, nei Comuni di Macomer e Borore, dove sono i rispettivi demani civici (Macomer: individuazione con decreto Commissario U.C. n. 225 del 21 luglio 1938; Borore: individuazione con determinazione ARGEA n. 6475 del 21 novembre 2018). Come noto, i terreni a uso civico e i demani civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i., legge n. 168/2017, regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.) costituiscono un patrimonio di grandissimo rilievo per le Collettività locali, sia sotto il profilo economico-sociale che per gli aspetti di salvaguardia ambientale (valore riconosciuto sistematicamente in giurisprudenza). I diritti di uso civico sono inalienabili, indivisibili, inusucapibili e imprescrittibili (artt. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017 e 2, 9, 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.). I demani civici sono tutelati ex lege con il vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1°, lettera h, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Ogni atto di disposizione che comporti ablazione o che comunque incida su diritti di uso civico può essere adottato dalla pubblica amministrazione competente soltanto a particolari condizioni, previa autorizzazione regionale e verso corrispettivo di un indennizzo da corrispondere alla collettività titolare del diritto medesimo e destinato a opere permanenti di interesse pubblico generale (artt. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.). Nel caso di specie, sono i cittadini residenti nei Comuni di Macomer e di Borore sono gli unici titolari dei diritti di uso civico nei rispettivi demani civici (artt. 2, commi 3° e 4°, e 3, commi 1° e 2°, della legge n. 168/2017 e s.m.i.): la presenza di ampie aree ricadenti nei demani civici di Macomer e di Borore nel sito di progetto della centrale eolica rende impossibile la realizzazione del medesimo per carenza della titolarità giuridica delle aree stesse e per l’illegittimità della relativa radicale modifica territoriale che renderebbe non fruibili i relativi diritti di uso civico: infatti, il regime giuridico dei demani civici prevede la “perpetua destinazione agro-silvo-pastorale” (art. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017), nonché “l’utilizzazione del demanio civico … in conformità alla sua destinazione e secondo le regole d’uso stabilite dal dominio collettivo” (art. 3, comma 5°, della legge n. 168/2017). I motivi del “no” al Far West eolico in Sardegna. Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello all'ammasso della vulgata dell'ambientalismo politicamente corretto.

  E’ proprio il caso della trasformazione della Sardegna in piattaforma produttiva destinata alla servitù energetica, come esplicitato chiaramente da Terna s.p.a. e avallato dall’allora Ministro della Transizione Ecologica Antonio Cingolani. Qualche sintetica considerazione. L’amministratore delegato del Gruppo ENEL Francesco Starace, circa un anno e mezzo fa ha affermato che lo “scenario ipotizza l’installazione, a Thyrrenian link in esercizio, di un gigawatt di batterie e circa 4/5 gigawatt di potenza di rinnovabili in più rispetto a quanto abbiamo adesso. Oltre agli ovvi benefici ambientali, come la scomparsa di fatto dell’anidride carbonica prodotta dalle fonti fossili, un piano del genere svilupperebbe investimenti sull’intera filiera da qui al 2030 di 15 miliardi di euro, un indotto più che doppio e una occupazione tra i 10 e i 15mila addetti qualificati e specializzati”. A oggi in Sardegna non esistono impianti di conservazione dell’energia prodotta, vi sono solo progetti non approvati, per giunta in assenza di qualsiasi pianificazione (tanto per cambiare). In Sardegna, se fossero approvati tutti i progetti di centrali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, vi sarebbe un’overdose di energia prodotta, pagata dallo Stato, ma inutilizzabile. Con la realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo doppio cavo sottomarino di Terna s.p.a. con portata 1000 MW, 950 chilometri di lunghezza complessiva, da Torre Tuscia Magazzeno (Battipaglia – Eboli) a Termini Imerese, alla costa meridionale sarda. Dovrebbe esser pronto nel 2027-2028, insieme al SA.CO.I. 3, l’ammodernamento e potenziamento del collegamento fra Sardegna, Corsica e Penisola con portata 400 MW, che rientra fra i progetti d’interesse europeo. Al termine dei lavori, considerando l’altro collegamento già esistente, il SA.PE.I. con portata 1000 MW, la Sardegna avrà collegamenti con una portata complessiva di 2.400 MW. Non di più. In Sardegna, al 20 maggio 2021, risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di compatibilità ambientale di competenza nazionale o regionale per altrettante centrali eoliche, per una potenza complessiva superiore a 1.600 MW, corrispondente a un assurdo incremento del 150% del già ingente comparto eolico “terrestre” isolano. Complessivamente dovrebbero esser interessati più di 10 mila ettari di boschi e terreni agricoli da. un’ottantina di richieste di autorizzazioni per nuovi impianti fotovoltaici. Le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 agosto 2021 risultavano complessivamente pari a 5.464 MW di energia eolica + altri 10.098 MW di energia solare fotovoltaica, cioè 15.561 MW di nuova potenza da fonte rinnovabile, a cui devono sommarsi i quattordici progetti per centrali eoliche offshore finora presentati,che dichiarano una potenza pari a 8.831 MW. In tutto sono 23.892 MW, cioè più di undici volte i 1.926 MW esistenti (1.054 MW di energia eolica + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021). Significa energia che non potrà essere tutta utilizzata in Sardegna, non potrà esser trasferita verso la Penisola, non potrà essere conservata. Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè lo Stato, cioè la Collettività di tutti noi) per essere in buona parte sprecata. Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche.

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