In un mondo dove la tecnologia cerca di risolvere ogni piccolo disordine della vita quotidiana, ecco arrivare Scout Park, l'ultima trovata svedese che trasforma il comune cittadino in un agente del controllo del traffico, con tanto di incentivo monetario. Per coloro che si sono sempre sentiti un po' vigili nel cuore, ora c'è un'app che legittima questa passione e paga pure!
"Scout Park ti trasforma in un parcheggiatore" – promette l'entusiastico sito dell'app.
Non proprio una carriera che molti bambini sognano di fare da grandi, ma chi siamo noi per giudicare i sogni altrui? Grazie a questa applicazione, i pedoni frustrati possono ora fare foto alle auto mal parcheggiate e guadagnare circa quattro euro per ogni infrazione che riescono a segnalare e che viene accettata dalle autorità.
L'app istruisce gli aspiranti giustizieri su regole e regolamenti locali, e, con pochi tocchi sullo smartphone, permette di geolocalizzare la violazione, che va da "Parcheggio non permesso" a "Mancanza di disco orario".
Quasi come un videogioco, ma invece di raccogliere monete virtuali, si incassano corone svedesi.
Erik Englund, Amministratore delegato di Scout Park, la definisce una "situazione vantaggiosa per tutti". Davvero per tutti? Forse non per l'incauto automobilista che si ritroverà con una multa salata mentre il nostro eroe di quartiere si gode un caffè pagato con il frutto della sua vigilanza.
L'idea che la giustizia partecipativa possa avvenire attraverso un'app che fa guadagnare soldi su ogni infrazione segnalata solleva qualche perplessità. È davvero questa la comunità digitale che vogliamo costruire? Una società dove ognuno tiene d'occhio l'altro, armato di smartphone e app incentivanti, pronti a trasformare ogni minima infrazione in una fonte di reddito?
La giustizia tecnologica, se così si può chiamare, trasforma i cittadini in giudici improvvisati, che possono punire i propri vicini con una semplicità disarmante. Certo, l'intenzione di migliorare il rispetto delle regole stradali è lodevole, ma quando il controllo si sposta dalle mani delle autorità a quelle dei cittadini incentivati economicamente, si apre una discussione molto più ampia sui confini tra servizio pubblico e sorveglianza privatizzata.
In conclusione, mentre Scout Park potrebbe sembrare una soluzione ingegnosa al caos del parcheggio urbano, potrebbe anche essere vista come un passo verso una distopia sorvegliata dove ogni cittadino è sia guardiano sia delatore, a seconda della convenienza. E a quanto pare, in questa visione moderna del controllo sociale, tutto ha un prezzo, anche la giustizia.