In politica, come in famiglia, i panni sporchi si lavano in casa. Ma quando si stendono in piazza, con ancora addosso le macchie, allora non basta più una lavatrice: servono domande. E servono risposte. Il caso Colledanchise, scoppiato ad Alghero nel cuore del progetto “campo largo”, ne impone parecchie. Alcune scomode, tutte inevitabili.
Marco Colledanchise, consigliere comunale eletto con Futuro Comune, ha lasciato la lista civica rivendicando coerenza con il mandato elettorale: «Resto lo stesso, ma il contenitore è cambiato». Una dichiarazione semplice, in apparenza. Ma dietro quelle parole si cela un terremoto politico che rischia di scardinare equilibri già precari. Perché quando un consigliere eletto con un civismo dichiarato prende le distanze da un’evoluzione partitica — nello specifico dall’avvicinamento a Europa Verde e alla galassia AVS — non siamo di fronte a una divergenza banale. Siamo al cuore di una questione democratica.
AVS ha risposto con un comunicato dai toni trancianti. «Dire oggi che le condizioni sono cambiate e di non sentirsi più rappresentato dal gruppo Futuro Comune poiché ‘costola’ di AVS […] ci sembra quantomeno ambiguo, poco responsabile e ingenuo» (comunicato AVS, 26 maggio 2025). Il tono è assertivo, il messaggio inequivocabile: “o con noi o fuori”. Un invito — sarebbe meglio dire una diffida — a uscire formalmente dalla coalizione Progetto Alghero.
Ma può davvero un partito, seppur organizzato e con legittimo ruolo di governo, arrogarsi il diritto di decidere chi può far parte o meno di una coalizione plurale? E ancora: il resto della maggioranza — sindaco compreso — condivide questa postura? Il silenzio che circonda la questione è, in questo momento, più assordante dell’attacco di AVS.
Colledanchise, va detto, non è uno qualunque. La sua elezione nasce anche dallo spazio politico creato dal successo personale di Ornella Piras, esponente forte di Futuro Comune e oggi assessora di peso in Giunta. Lo ricorda con chiarezza anche Alghero Live: «Con la sua nomina assessoriale, fu possibile l’ingresso in Consiglio di Colledanchise» (Alghero Live, 27 maggio 2025). La questione, dunque, non è solo personale. È politica. E strategica.
Il problema, tuttavia, non è tanto che ci siano divergenze — quelle sono sane. Il punto è il tentativo di risolverle con metodi che ricordano più la disciplina di partito che il dialogo in una coalizione civico-progressista. Si può ritenere legittimo un dissenso interno, come quello espresso da Colledanchise, senza gridare alla diserzione? O siamo giunti al punto in cui l’orizzonte del campo largo si restringe a un solco tracciato da chi grida più forte?
Perché non è solo Colledanchise a essere messo sotto processo politico. È il principio stesso di convivenza tra sensibilità diverse. Quando AVS scrive: «non ci risulta che oggi il contenitore di Futuro Comune sia in nessun modo cambiato, ma semplicemente si stia evolvendo», dimentica che proprio quel tipo di evoluzione — se non condivisa — può diventare una mutazione. E la mutazione, in politica, ha un solo nome: trasformismo.
Di certo, AVS ha gettato il guanto di sfida. Ma è lecito chiedersi se abbia anche il diritto di dettare le regole del gioco a chi è parte della stessa coalizione con pari dignità, anche se da un’area diversa. Il Progetto Alghero non può essere trasformato in un club con tessera obbligatoria, altrimenti altro che civismo: ci ritroveremmo con un progetto blindato, inaccessibile a chi non sottoscrive ogni virgola della linea AVS.
E allora la domanda più urgente è rivolta al sindaco Raimondo Cacciotto: è d’accordo? È questa la visione di pluralismo che si vuole portare avanti nei prossimi anni? O si preferisce un campo senza erbacce, ma anche senza diversità?
L’interrogativo è politico, ma la risposta sarà anche personale. Perché, come già accaduto con Christian Mulas — uscito da Orizzonte Comune per approdare al Psd’Az senza per questo abbandonare il sindaco — anche Colledanchise rivendica una fedeltà al progetto generale, ma da una posizione diversa. E allora, chi stabilisce la soglia della legittimità dentro la maggioranza?
La tenuta democratica si misura nel dissenso, non nell’unanimismo. Se la maggioranza algherese si spacca su questo, allora forse Progetto Alghero era solo un’illusione di pluralismo. E ciò che oggi sembra una frizione, domani potrebbe trasformarsi in una crepa insanabile.
Intanto, tra un post su Facebook e un comunicato stampa, è il civismo a rischiare di perdere la faccia. E con esso, la credibilità di un esperimento politico che prometteva inclusione e si ritrova ora con il coltello tra i denti.
C’è ancora tempo per cambiare tono. Ma il tempo stringe. E le parole, quando iniziano a mordere, non si possono più addolcire.