Christian Solinas, senza peli sulla lingua, risponde alle accuse mosse dalla neo governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, e lo fa con il piglio di chi non intende restare in silenzio di fronte a quello che percepisce come un attacco non solo personale ma all'intera istituzione che ha rappresentato.
"Todde non usi le istituzioni per continuare la campagna elettorale. Non accetto lezioni da chi deliberò dopo le elezioni del 2019", tuona Solinas, mettendo sul tavolo i fatti e invitando la Todde a un esame di coscienza storico-politico prima di lanciarsi in accuse.
Solinas non fa sconti e va dritto al punto: il centrosinistra, sotto la guida della Giunta Pigliaru, non solo si è reso protagonista di un tour de force deliberativo prima delle elezioni del 24 febbraio 2019, con 147 delibere in due sedute, ma ha proseguito imperterrito anche dopo il voto e una sconfitta che nessuno ha potuto ignorare, con altre 63 deliberazioni. Un totale di 210 atti che, secondo Solinas, sembrano essere sfuggiti al radar della critica della Todde e dei suoi.
Ma Solinas non si ferma alla mera difesa; contrattacca, sottolineando una vittoria elettorale di Todde che, seppur legittima, rimane per lui marginale, evidenziando come il "campo largo" da lei rappresentato non rifletta la maggioranza dell'elettorato sardo.
Un distacco di oltre 42.000 voti dal centrodestra che, per Solinas, dovrebbe indurre a un atteggiamento di maggiore umiltà e prudenza nelle dichiarazioni.
Infine, l'ex presidente lancia una sfida velata alla Todde, augurandole "Buon lavoro" e invitandola a dimostrare, con atti concreti, la sua capacità di gestire le risorse della regione in modo virtuoso. Un messaggio chiaro che suona come un monito: le parole volano, ma sono i fatti a fare la storia.
In questo scambio di accuse e repliche, ciò che emerge è lo spettro di una politica regionale ancora fortemente polarizzata, dove la lotta per l'affermazione della propria visione rischia di lasciare in secondo piano le reali esigenze dei cittadini sardi. Solinas, con la sua risposta, non solo cerca di ristabilire una verità storica a suo favore, ma invita anche a un dialogo politico basato su fatti e non su strategie di comunicazione post-elettorale. Resta da vedere se questo invito sarà raccolto o se la divisione tra i due fronti continuerà a segnare la vita politica dell'isola.