Un filo invisibile, fatto di marijuana e ambizione criminale, collegava la Sardegna alla Lombardia, fino a quando i Carabinieri di Cagliari non l’hanno spezzato. Alle prime luci dell’alba, i militari del Nucleo Investigativo hanno stretto le manette ai polsi di un 23enne, residente nel Bergamasco ma domiciliato a Porto Cervo, e di un 40enne di Illorai. Entrambi, volti già noti alle forze dell’ordine, sono finiti in carcere con l’accusa di essere pedine di un’organizzazione dedita al traffico di cannabis, smantellata il 12 maggio scorso ma ancora sotto la lente degli investigatori.
L’operazione, culminata con due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Cagliari, è un nuovo capitolo di un’indagine che ha già fatto luce su un sistema oliato e spregiudicato. “I due soggetti avrebbero avuto un ruolo attivo nel gruppo che si occupava dalla coltivazione alla prima lavorazione, fino alla logistica necessaria per spedire i carichi sulla penisola, in particolare la provincia di Bergamo quale terminale privilegiato, contribuendo alla creazione di coltivazioni decentrate e facilmente riconfigurabili nell’entroterra sardo,” spiegano dall’Arma. Parole che disegnano un quadro di efficienza criminale, con la Sardegna trasformata in un laboratorio verde per rifornire il nord Italia.
Il 23enne, che dalla Costa Smeralda gestiva i suoi traffici sotto l’ombra di una vita apparentemente normale, e il 40enne di Illorai, radicato nell’entroterra, erano anelli di una catena che spaziava dalla semina alla spedizione. Le coltivazioni, nascoste tra le pieghe di un’isola che offre riparo naturale, erano pensate per essere mobili, pronte a spostarsi al primo segnale di pericolo. Un’organizzazione che non lasciava nulla al caso, ma che non è sfuggita alla tenacia dei Carabinieri.
L’operazione di oggi non è un punto d’arrivo, ma un altro colpo a un traffico che ha cercato di fare della Sardegna un crocevia della droga. Porto Cervo, con il suo scintillio di lusso, e Illorai, con la sua quiete montana, si trovano unite da un’ombra che non appartiene né al mare né ai pascoli. I due arrestati, ora dietro le sbarre, dovranno rispondere di un’attività che ha provato a piegare l’isola ai suoi scopi. Ma i Carabinieri, con la pazienza di chi sa che ogni pista porta a una verità, hanno dimostrato che la legge non si distrae.