L'Italia si sveglia ancora una volta al suono delle sirene, non quelle di festa, ma quelle dell'ambulanza che non sono riuscite a salvare una giovane promessa del ciclismo, Matteo Lorenzi.
Meno di 17 anni, l'età dei sogni e delle speranze, spezzata brutalmente su una strada del Trentino da un furgone che non ha rispettato una precedenza.
Matteo non è un nome isolato nella lista delle tragedie che riempiono le cronache quotidiane.
È l'ennesima vittima di una serie di eventi tragici che potrebbero essere evitati se solo ci fosse maggior rispetto per le regole della strada. A soli venti giorni dalla sua intervista in cui parlava dei sogni di una carriera ciclistica, oggi parliamo della sua fine prematura. Una fine che sottolinea una verità inquietante: le strade possono trasformarsi in trappole mortali.
L'incidente non è solo una notizia di cronaca; è un monito, un campanello d'allarme che non può essere ignorato.
Di fronte a questa perdita, è facile puntare il dito verso lo Stato chiedendo norme più dure, ma la soluzione potrebbe iniziare da ognuno di noi. Prima ancora di trovare un nostro caro coinvolto, o peggio, di essere noi stessi a causare una tragedia, facciamo quello che spetta a noi.
Rispettiamo le regole. Prestiamo attenzione. Un veicolo nelle mani sbagliate può diventare un'arma letale.
Non attendiamo un altro Matteo per capire che il cambiamento è necessario e che ogni azione al volante ha delle conseguenze. Oggi a Cagliari si è svolto un flash mob di bambini e genitori ha alzato la voce contro gli incidenti stradali; non lasciamo che sia solo un evento isolato. Facciamo sì che il rispetto per la vita diventi la norma, non l'eccezione.