Mentre la primavera inizia a sbocciare timidamente, l'Italia si prepara ad accogliere una vera e propria invasione pacifica: 7 milioni di anime erranti, in cerca di redenzione tra le braccia affettuose del nostro patrimonio artistico e culturale. Sì, perché a quanto pare, il Belpaese si conferma il paradiso terrestre per eccellenza di quel turismo internazionale che, tra una pandemia e l'altra, decide di rispolverare il passaporto per un'avventura pasquale all'insegna dell'arte e della storia.
E chi siamo noi per giudicarli?
L'indagine di Assoturismo-Cts ci disegna un quadro da capogiro: oltre 7 milioni di presenze nei giorni sacri dal 30 marzo al 2 aprile, con un incremento che farebbe invidia a qualsiasi attrazione di Disneyworld. Ma non è mica finita qui, perché a farla da padrone saranno gli stranieri, con un +3,2% sul 2023, pronti a invadere città d'arte e borghi con la stessa foga di un bambino in un negozio di caramelle.
La curiosità è palpabile: mentre gli italiani sembrano mostrare una certa ritrosia, frenati da un portafoglio che fa i capricci (-0,8%), i visitatori d'oltrefrontiera non vedono l'ora di gettarsi a capofitto nelle nostre bellezze, ignari del fatto che potrebbero facilmente ritrovarsi in un ingorgo sul Ponte Vecchio o a fare la fila per un caffè in Piazza San Marco.
E così, mentre le nostre città d'arte si trasformano nel set preferito dei turisti tedeschi, francesi, svizzeri e chi più ne ha più ne metta, con un'affluenza che promette di lasciare il segno (e qualche monetina in più nelle casse locali), si palesa l'amaro destino delle località marine e termali, destinate a piangere sul latte versato di una Pasqua all'insegna della flessione turistica.
Che dire poi degli statunitensi, i nuovi crociati dell'arte, pronti a invadere borghi e città con il fervore di chi ha scoperto solo ora che l'Italia non è solo pizza e mandolino, ma anche cultura, arte e, perché no, qualche buon vecchio borgo da fotografare per Instagram?
Sì, cari italiani, prepariamoci a cedere il passo (e forse anche un po' della nostra pazienza) a questi esploratori moderni, in un Paese che sembra sempre più un parco tematico a cielo aperto, dove l'unico rischio è quello di inciampare in un selfie stick mentre si cerca di ammirare il Colosseo.
Dunque, accogliamo a braccia aperte questi pellegrini del nuovo millennio, nella speranza che, tra una visita al museo e un gelato artigianale, possano scoprire quel quid di autenticamente italiano che resiste, imperituro, oltre le file, i gadget e le cartoline. E che, magari, una volta tornati a casa, possano raccontare di un'Italia che, nonostante tutto, sa ancora incantare e sorprendere, ben oltre le aspettative di un banale viaggio turistico.