Origini e storia della domenica delle palme: Un'analisi approfondita

La Domenica delle Palme giunge quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domenicali, ha preparato la comunità dei cristiani, nella riflessione e penitenza, agli eventi drammatici della Settimana Santa, con la speranza e certezza della successiva Risurrezione di Cristo, vincitore della morte e del peccato, Salvatore del mondo e di ogni singola anima. La Domenica delle Palme, celebrata come inizio della Settimana Santa nel calendario liturgico cristiano, affonda le sue radici in un intreccio di tradizioni bibliche, evoluzioni storiche e simbolismi culturali. Questa festività commemora l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, evento narrato nei Vangeli, ma incorpora anche elementi rituali sviluppati nel corso dei secoli dalla Chiesa. Attraverso un esame delle fonti storiche, liturgiche e antropologiche, emerge un quadro complesso che unisce la memoria evangelica a pratiche devozionali e significati teologici stratificati. Il racconto della Passione viene letto alternativamente da tre lettori rappresentanti: il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso. Esso è articolato in quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura. I quattro Vangeli canonici concordano nel collocare l'ingresso di Gesù a Gerusalemme pochi giorni prima della sua passione, sebbene con sfumature diverse. Matteo (21:1-11) e Marco (11:1-11) sottolineano il compimento della profezia di Zaccaria 9:9, dove il Messia entra «umile, cavalcando un asino». Luca (19:28-40) aggiunge il particolare delle lodi proclamate dalla folla, mentre Giovanni (12:12-19) insiste sul contrasto tra l'entusiasmo popolare e l'incomprensione degli apostoli. La scelta dell'asino, animale associato alla pace, si opponeva volutamente alla simbologia militare del cavallo, segnando una rottura con le attese di un messia guerriero. L'uso di rami durante processioni religiose non era estraneo alla tradizione ebraica. Nel Libro del Levitico (23:40), durante la festa delle Capanne, si prescriveva di agitare rami di palma (lulav) insieme a mirto e salice. Questo gesto, legato alla commemorazione dell'esodo, acquisì nel tempo un significato escatologico, diventando simbolo dell'attesa messianica. I rami di palma menzionati nel Vangelo di Giovanni (12:13) potrebbero quindi riflettere sia un richiamo a questa tradizione sia un adattamento alle specie vegetali locali. Le prime testimonianze di una celebrazione specifica risalgono al IV secolo, quando i pellegrini a Gerusalemme ripercorrevano fisicamente gli eventi della Settimana Santa. Egeria, nel suo *Itinerarium*, descrive una processione dalla cima del Monte degli Ulivi alla Chiesa dell'Anastasia, con fedeli che agitavano rami di palma e ulivo. Questo modello influenzò progressivamente altre comunità cristiane, sebbene con adattamenti locali. Nel Sacramentario di Bobbio (VIII secolo) compare per la prima volta in Occidente un rito di benedizione delle palme, inizialmente separato dalla Messa. Durante il Medioevo, la processione assunse forme drammatiche, soprattutto nell'Europa germanica. Una statua lignea di Cristo sul dorso di un asino (il *Palmesel*) veniva trainata per le vie cittadine, mentre i fedeli intonavano l'inno *Gloria, laus et honor*. Questa usanza, documentata già nel X secolo, univa devozione popolare e insegnamento catechistico, visualizzando il racconto evangelico per una popolazione prevalentemente analfabeta. La riforma tridentina (1545-1563) razionalizzò i riti, eliminando elementi giudicati troppo folkloristici. Il Messale Romano del 1570 codificò la benedizione delle palme, integrandola con letture dalla Passione secondo Matteo. Tuttavia, alcune tradizioni locali sopravvissero, come l'uso di intrecciare le palme in forme artistiche, pratica ancora viva in regioni come la Sicilia o la Provenza. La palma, associata alla vittoria e al martirio, e l'ulivo, emblema di pace e riconciliazione, formano una dualità simbolica centrale. Sant'Agostino (*Enarrationes in Psalmos*, 45,3) leggeva nei due rami i misteri della Croce (sofferenza gloriosa) e della Resurrezione (pace restaurata). Questo binomio riflette la tensione tra l'umiltà dell'ingresso messianico e la regalità divina di Cristo. La scelta di Gesù di cavalcare un puledro d'asino (?p? p???? ???? in Matteo 21:5) costituisce un atto teologicamente provocatorio. Nell'antico Vicino Oriente, i sovrani entravano in città su carri da guerra o cavalli bardati. L'asino, invece, era veicolo dei profeti (cfr. Numeri 22:21-33) e simbolo di pace, come notava già Origene (*Contra Celsum*, VII, 20). Questo gesto sottolineava il rifiuto di Gesù verso qualsiasi forma di potere coercitivo. Mentre in Palestina si utilizzavano foglie di palma da dattero (*Phoenix dactylifera*), in Europa la scarsità di questa piante portò all'adozione di rami d'ulivo, salice o bosso. In Polonia, ad esempio, si sviluppò l'uso di composizioni con fiori secchi e spighe di grano, simbolo dell'Eucaristia. Questi adattamenti non furono mere sostituzioni pragmatiche, ma assunsero significati teologici autonomi, come l'ulivo legato all'unzione battesimale. In molte culture, la processione delle palme si fuse con tradizioni pre-cristiane. Nelle Filippine, il *Palaspas* viene decorato con immagini sacre e portato in cortei accompagnati da canti in vernacolo. In Spagna, a Elche (Alicante), si svolge una processione con oltre 300.000 foglie di palma bianca intrecciate, eredità della dominazione araba. Tali pratiche dimostrano la capacità del rito di assorbire e trasfigurare elementi culturali locali. L'attuale liturgia della Domenica delle Palme, codificata nel Messale Romano riformato dopo il Vaticano II, si articola in tre momenti: 1. **Benedizione delle Palme**: Il sacerdote, indossando paramenti rossi, recita preghiere che collegano il gesto all'attesa escatologica. 2. **Processione**: I fedeli avanzano verso la chiesa cantando l'*Hosanna*, rievocando l'ingresso messianico. 3. **Messa della Passione**: La lettura del racconto della Passione introduce i fedeli al mistero pasquale. In contesti secolarizzati, alcune comunità hanno rivisitato il rito per accentuare temi sociali. A Città del Capo, ad esempio, nel 2018 i rami di palma furono sostituiti con cartelli contro la corruzione, trasformando la processione in una protesta pacifica. Altre chiese promuovono l'uso di palme sostenibili, contrastando il commercio illegale che danneggia le foreste tropicali. La Domenica delle Palme si configura come un crocevia tra storia, teologia e cultura popolare. Dall'umile asino di Gerusalemme alle maestose processioni barocche, questa festa continua a interrogare i credenti sul rapporto tra potere e servizio, tra trionfo e sacrificio. L'evoluzione dei suoi simboli dimostra la vitalità di una tradizione capace di dialogare con contesti ecologici e sociali in continua trasformazione, mantenendo intatto il nucleo del messaggio evangelico.Da venti anni, nella Domenica delle Palme si celebra in tutto il mondo cattolico la ‘Giornata Mondiale della Gioventù’, il cui culmine si svolge a Roma nella Piazza S. Pietro alla presenza del papa.

Cronaca

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