Sul palcoscenico asfaltato della Statale 131, al bivio di Uras, un dramma si è consumato sotto il sole indifferente: un uomo di 45 anni, artefice del suo destino, ha danzato con il diavolo nascosto in un chilo di polvere bianca, cocaina pura, compagna di viaggi senza ritorno.
La pattuglia della polizia, custode del confine sottile tra ordine e caos, ha strappato la maschera al protagonista di questa odissea moderna, fermato per un atto di routine che si è trasformato in cattura.
Mercoledì, l'asfalto ha testimoniato il fermo del quarantacinquenne, un uomo dal volto comune, la cui ordinaria traversata è diventata epica nel momento in cui gli agenti, con occhi di lince, hanno scovato il tesoro maledetto nascosto tra le pieghe del suo veicolo.
La droga, frammentata in dosi pronte per alimentare le notti senza stelle di ignari viandanti, avrebbe potuto trasformarsi in un fiume d'oro, fino a 100.000 euro, ora ghiacciato dalle manette che hanno chiuso il sipario sulla libertàdiell'uomo, relegato nelle ombre del carcere di Massama.
Oggi, a mezzogiorno, il tribunale diventerà l'arena dove si deciderà il prossimo atto di questa tragedia umana, una direttissima che potrebbe scrivere il finale di una storia iniziata con un volante tra le mani e terminata dietro le sbarre, segno indelebile dell'eterno conflitto tra luce e oscurità.