Rivolta dei comuni sardi: Un no deciso agli impianti fotovoltaici ed eolici nelle terre sacre dell'isola

Che cielo vedremo domani sopra la nostra amata Sardegna? Sarà un cielo solcato da pale eoliche che si stagliano come minacciose spade di Damocle sopra i nostri paesaggi incantati? O sarà forse un terreno crivellato da pannelli fotovoltaici, pronti a divorare ogni centimetro di quella terra che i nostri nonni hanno coltivato con fatica? No, grazie! 

  I Comuni Sardi stanno alzando un muro, anzi, una fortezza contro l'invasione di questi cosiddetti "impianti ecologici" che minacciano di profanare le nostre aree più sensibili e pregiate. Oggi, a Cagliari, si è svolto un seminario che non ha avuto nulla di accademico o di teorico. È stata una vera e propria chiamata alle armi organizzata dall'ASEL Sardegna, l'Associazione dei Comuni Sardi. Un incontro dove sindaci e dirigenti degli uffici tecnici comunali hanno messo in chiaro una cosa: la nostra isola non sarà il bancomat energetico di nessuno, tanto meno sotto la maschera di un progresso che ha l'odore del profitto e non della tutela ambientale. 

  La legge urbanistica regionale, la n.9 del 2023, è stata messa sotto i riflettori. Grazie all'ex Presidente della 2^ Sezione del Tar Sardegna, Dr. Francesco Scano, i principi costituzionali e le linee interpretative dell'Assessorato regionale degli Enti Locali sono stati delineati con precisione chirurgica. Non si tratta solo di un esercizio burocratico, ma di un vero e proprio piano di battaglia per difendere l'essenza stessa della Sardegna. Rodolfo Cancedda, Presidente dell'ASEL Sardegna, non ha usato mezzi termini: “Da subito ci siamo messi a disposizione della nuova Giunta e del Consiglio regionale". Ma attenzione, questa disponibilità non è un segno di debolezza, bensì di una fermezza inossidabile. I Comuni sardi sono pronti a costruire insieme, ma anche a combattere, se necessario, contro ogni tentativo di trasformare l'isola in un gigantesco pannello solare o in un parco eolico senza anima. Questa è la Sardegna, signori, un'isola dove ogni pietra, ogni spiaggia, ogni collina ha una storia, un'anima, e un futuro che non può essere ipotecato dall'avidità energetica. È giunto il momento di dire basta, di erigere barriere legali e morali contro chi vede nel nostro patrimonio naturale una mera opportunità di business. 

  Chiudiamo quindi i ranghi, consolidiamo le alleanze tra enti locali e regione, e mostriamo al mondo che la Sardegna non è solo una terra di bellezza, ma anche di coraggio e di orgoglio. Che l'eco di questa battaglia raggiunga ogni angolo dell'isola, svegliando le coscienze e preparando ogni cittadino a difendere la propria terra. Perché se perdiamo la Sardegna, non perdiamo solo un pezzo d'Italia, ma la nostra cultura, la nostra storia e il nostro paesaggio. Non accadrà sotto la nostra guardia.

Cronaca

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