"Bonimba" Boninsegna: Gli anni di Cagliari tra gol, leggende e Gigi Riva

  Roberto Boninsegna, noto agli appassionati del pallone con l'epiteto di "Bonimba", attribuitogli dallo sferzante ingegno di Gianni Brera, fu un baluardo del calcio italiano, una di quelle figure che incarnano l'essenza stessa dello sport. 

  In una carriera costellata di trionfi e di momenti indimenticabili, il suo periodo al Cagliari segna una tappa fondamentale, un'era che ancora oggi evoca ricordi vividi e passioni inestinguibili. Arrivato in Sardegna alla fine degli anni '60, Boninsegna fu accolto con una miscela di speranza e aspettative, in un'epoca in cui il Cagliari stava costruendo la squadra che avrebbe conquistato lo storico scudetto nel 1970. 

  Sebbene Boninsegna non fosse presente nella stagione dello scudetto, avendo fatto ritorno all'Inter nell'estate del 1969, il suo contributo nelle tre stagioni trascorse in rossoblù fu determinante. Con 36 reti in 108 presenze, Boninsegna contribuì significativamente alla crescita della squadra, culminata nel secondo posto della Serie A nella stagione 1968-69, preparando il terreno per il successo successivo.

  L'esperienza americana con i Chicago Mustangs durante l'estate del 1967 è un altro capitolo affascinante della sua carriera. Partecipando a un campionato organizzato dalla United Soccer Association, volto a promuovere il calcio in Nordamerica, Boninsegna dimostrò il suo talento anche oltreoceano, diventando capocannoniere del torneo con 11 reti. Questo exploit gli valse il singolare primato di essere il primo giocatore italiano a conquistare il titolo di miglior marcatore in un campionato straniero. 

  La sua vicenda umana e professionale a Cagliari fu intensa e ricca di aneddoti, come quello dell'amicizia speciale con il compianto Gigi Riva. Boninsegna, unico disposto a condividere la stanza con Riva nonostante le sue abitudini da fumatore, trovò in lui non solo un compagno di squadra, ma un amico fraterno. La loro complicità fu tale che spesso si muovevano insieme, sfidando anche la velocità sulle strade sarde in momenti che sfioravano l'assurdo, tra inseguimenti dei poliziotti e richieste di autografi.

  Il racconto delle sue gesta non sarebbe completo senza menzionare il suo ritorno all'Inter, squadra che lo accolse dopo l'avventura cagliaritana e con cui raggiunse l'apice della carriera. Eppure, il suo cuore conservò sempre un posto speciale per il Cagliari, tanto che, quando il club vinse lo scudetto, Boninsegna si sentì parte di quel trionfo, pur avendo contribuito alla causa nerazzurro. 

  Boninsegna, con la sua figura atletica non imponente ma incredibilmente efficace, trasformava ogni pallone ricevuto in una potenziale rete, mostrando una versatilità realizzativa che gli permetteva di prescindere dalle sue dimensioni. Era un attaccante che non solo accettava i duelli fisici, ma li cercava, sapendo di poter prevalere grazie a una forza e una determinazione fuori dal comune.

  Il soprannome "Bonimba", affibbiatogli da Brera, seppur non amato dal diretto interessato, è diventato sinonimo di una tempra unica nel panorama calcistico, quella di un giocatore che sul campo dava tutto, trasformando ogni passaggio in una minaccia per gli avversari e ogni partita in un'opera d'arte da raccontare. La sua storia, ricca di successi, di gol memorabili, e di momenti che hanno segnato la storia del calcio italiano, continua a ispirare generazioni di tifosi e appassionati, rimanendo un'impronta indelebile nel cuore di chi lo ha visto giocare.

  La sua eredità non si limita ai trofei e ai gol, ma vive nel ricordo di quei momenti in cui il calcio era prima di tutto passione, coraggio e arte. Roberto Boninsegna, "Bonimba", rimarrà per sempre uno dei simboli di un'epoca dorata del calcio italiano, un'epoca in cui il talento si misurava non solo nei gol ma nella capacità di emozionare, di stupire, e di lasciare un segno indelebile nella storia.

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