Il clima politico ad Alghero si surriscalda ancor prima del fischio di inizio della campagna elettorale. Il sindaco Mario Conoci, in una mossa che sa di schiaffo politico, ha revocato le cariche al presidente della Fondazione Alghero, Andrea Delogu, e alla consigliera Sara Govoni alla vigilia della presentazione di Marco Tedde come candidato del centrodestra algherese di lunedì 22 aprile all'hotel Catalunya.
Questo atto brusco, formalizzato con due decreti che hanno immediatamente trovato posto sull'albo pretorio del Comune, segna una rottura definitiva con le forze di centrodestra, in particolare con Marco Tedde, candidato sindaco per Forza Italia.
Conoci, passato fugacemente per Fratelli d'Italia durante le ultime regionali, sembra aver archiviato definitivamente ogni possibilità di ricomposizione con il centrodestra.
Non è un caso che questa decisione venga proprio mentre si avvicinano le elezioni comunali dell'8 e 9 giugno, introducendo un elemento di tensione ulteriore in un quadro politico già frammentato.
La crisi di fiducia tra Delogu e il sindaco, evidenziata anche dalla mancanza di collegialità e condivisione nelle decisioni della Fondazione, viene interpretata come la vera ragione dietro le revocazioni.
È emblematico che le stesse motivazioni fossero state precedentemente sollevate da Pierpaolo Carta, ex vicepresidente della Fondazione, dimessosi poco prima delle regionali. Il sindaco intanto fa chiarezza: «La decisione di revocare dal proprio incarico il presidente della Fondazione Alghero ha un carattere esclusivamente amministrativo tutto contenuto nel decreto di revoca. Ritengo necessario fare questa precisazione per il delicato momento che si sta attraversando che potrebbe portare a dare significati politici che invece sono del tutto assenti dalla decisione».
I problemi sarebbero di natura tecnico-burocratica, emersi in sede di Comitato di Governance, «evidenziati dall’assessore competente e dalle dimissioni di un membro del cda ma soprattutto dall’analisi di atti della Fondazione, hanno reso non differibile o evitabile l’assunzione di una decisione che mettesse al sicuro l’attività della fondazione e consentisse di fare chiarezza sulle procedure di gestione adottate, anche rispetto alle norme di riferimento e ai pronunciamenti dell’ANAC», scrive Conoci.
Una condotta prudenziale, sottolinea, «cui ogni amministratore è tenuto, rispetto a molteplici e coincidenti evidenze, che sono oggetto e saranno oggetto di verifiche ancora più approfondite da parte degli organi preposti dell’amministrazione, che pongono dubbi consistenti sui ruoli effettivamente esercitati e sulla correttezza degli atti assunti».
Nel frattempo, il centro moderato non chiude la porta a una corsa autonoma alle amministrative o a possibili alleanze con chi sia disposto a discutere di programmi concreti e metodologie di gestione collaborativa. Tuttavia, la mossa di Conoci fa presagire una campagna elettorale aspra, con il Pd che cerca di ampliare la propria coalizione nonostante l'opposizione del M5S.
Questo 'terremoto' alla Fondazione non è solo una questione di nomi e cariche: è il preludio a uno scontro aperto che potrebbe ridisegnare gli equilibri politici della città catalana di Alghero. Le ripercussioni di queste scelte saranno chiare solo nelle urne, ma una cosa è certa: la battaglia per Alghero ha già avuto il suo inizio, e sarà tutto fuorché monotona.