GrIG: Alghero, stop alla devastazione di Calabona, una buona volta

  La Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari ha sospeso i lavori in corso sul litorale di Calabona, ad Alghero (SS). Lo ha fatto anche in seguito alla specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti inviata (26 marzo 2024) dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) proprio per verificare la legittimità o meno di quanto in corso di realizzazione. Infatti, una società turistica (la Società Bagni del Corallo s.r.l.s.) ha ottenuto una concessione demaniale (determinazione Regione autonoma della Sardegna - Servizio demanio, Patrimonio e Autonomie locali di Sassari n. 2904 dell’11 luglio 2023) per dodici anni per la realizzazione stagionale (periodo giugno – settembre) di un pontile per piccole imbarcazioni, una piattaforma lignea amovibile, servizi balneari e nautici. 

  Il Comune di Alghero, previa conferenza di servizi, ha successivamente autorizzato definitivamente (provvedimento unico SUAP Alghero n. 4634 dell’11 settembre 2023). Il fatto è che nello scorso mese di marzo 2024 sono iniziati i lavori che han visto modificare radicalmente vegetazione e litorale, con mezzi meccanici, lo sversamento di terra e il posizionamento di piante di ignota provenienza. Non sembra proprio una sistemazione temporanea e amovibile alla fine della stagione estiva. 

  Da notare, poi, che una precedente versione del medesimo progetto è stata oggetto di parere negativo non superabile emesso sia dalla Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari (nota prot. n. 16555 del 10 novembre 2021) che dal Comune di Alghero - Ufficio Tutela Paesaggio sub-delegato RAS (nota dell’8 novembre 2021). I lavori procedevano velocemente ed è arrivata la sospensione (art. 150 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), perché - a differenza di quanto dichiarato e autorizzato - “è stata rilevata l’esecuzione di opere che hanno comportato una modifica sostanziale dello stato dei luoghi in ambito sottoposto a vincolo paesaggistico ... Nello specifico le suddette opere hanno riguardato: -- l’estirpazione di tutta la vegetazione spontanea esistente, per una superficie pari a circa 900 mq; - la modificazione delle altimetrie del terreno attraverso lo spostamento e la regolarizzazione delle curve di livello: i dolci promontori naturali sono stati trasformati in aree terrazzate bordate da pietre e massi rocciosi disposti in modo regolare secondo l’andamento delle nuove curve di livello realizzate; -- la messa a dimora di prato erboso, per una superficie di circa 800 mq; -- la messa a dimora di varie specie vegetali disposte in piccoli raggruppamenti alla maniera del giardino ornamentale; -- la messa in opera di un impianto di irrigazione”. 

  In particolare, “le opere ... non sono ascrivibili tra quelle di cui al punto A.26 dell’allegato A del DPR 31/2017 (interventi puntuali di ingegneria naturalistica diretti alla regimazione delle acque e/o alla conservazione del suolo che prevedano l’utilizzo di piante autoctone e pioniere, anche in combinazione con materiali inerti di origine locale o con materiali artificiali biodegradabili) in quanto non dirette alla regimazione delle acque e/o alla conservazione del suolo, né limitate al solo impianto ‘puntuale’ di piante autoctone ma, al contrario, estese a un’intera superficie di terreno, preventivamente livellata e modificata con l’utilizzo di mezzi meccanici”, non sono necessarie perchè si tratta di aree “a rischio geomorfologico nullo”, quindi avrebbero dovuto esser preventivamente autorizzate sotto il profilo paesaggistico. Inoltre, “trattandosi ... di un progetto unico, che oltre alla posa di strutture temporanee e amovibili (pedane, pontile etc) prevedeva anche la ‘riqualificazione delle aree pubbliche verdi interne alla concessione’ ... , con opere che richiedono la preventiva acquisizione dell’autorizzazione paesaggistica, nessuna lavorazione può essere eseguita in assenza del suddetto titolo autorizzatorio” e, pertanto, è stato sospeso l’intero intervento. Infine, la Soprintendenza ha segnalato i lavori riscontrati al Servizio regionale demanio, patrimonio e autonomie locali di Sassari e Olbia-Tempio per verificare se sia stata rispettata la concessione demaniale emanata, alla luce della prescrizione del mantenimento di “2.792 mq di area scoperta, per salvaguardia ambientale e mantenimento della vegetazione esistente” (nota Sopr. ABAP SS prot. n. 5683 del 10 aprile 2024).

  Potrebbe, infatti, esser revocata la concessione demaniale per mancato rispetto della prescrizione. La Soprintendenza ha svolto sopralluoghi (5 aprile 2024), mentre in precedenza aveva emanato parere negativo al progetto e chiesto informazioni al Comune di Alghero in relazione al palese prevedibile effetto modificativo del paesaggio (note prot. n. 16555 del 10 novembre 2021, n. 18841 del 29 dicembre 2021, n. 12232 del 14 agosto 2023, n. 4792 del 25 marzo 2023). La Società turistico-immobiliare ha annunciato ricorso al T.A.R. Sardegna, com’era prevedibile, ma che vi sia una modifica permanente del territorio tutelato appare piuttosto evidente e che qualsiasi modifica territoriale permanente del territorio tutelato debba essere preventivamente autorizzata lo afferma la legge (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Quest’ultima vicenda che interessa la povera costa di Calabona è davvero emblematica. Niente da fare. Non basta la speculazione edilizia, sfacciatamente favorita da un piano regolatore generale (P.R.G.) ormai d’interesse archeologico e mai adeguato – nonostante gli obblighi di legge – al piano paesaggistico regionale (P.P.R. – I stralcio costiero) proprio per conservare fin che si può la possibilità di speculare più possibile. No, non basta. Ad Alghero, sul litorale di Calabona, si specula anche sugli scogli e nel mare. Il GrIG ha coinvolto il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, la Soprintendenza per Archeologia. Belle Arti e Paesaggio di Sassari, il Comune di Alghero, i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, informata per opportuna conoscenza la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari. La Soprintendenza sassarese è giustamente e prontamente intervenuta, il Comune di Alghero, viceversa, finora non ha smentito la consueta prassi dell’autorizzare e poi disinteressarsi del verificare quanto viene in concreto realizzato. Prassi comunque comune a parecchie amministrazioni pubbliche, che vedono i controlli ambientali quali nebulose e poco attraenti attività di competenza. Fino a quando? In questi giorni il GrIG provvede a inoltrare quanto acquisito dalla Soprintendenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari.

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