Un nuovo scandalo si profila all'orizzonte dell'educazione italiana, questa volta a discapito dei docenti precari della Sardegna, costretti a sostenere le prove orali del concorso per la stabilizzazione in lidi lontani quali Campania, Basilicata e Marche. Un'accusa grave di discriminazione emerge dal cuore del sindacato Flc Cgil della Sardegna, che ha alzato la voce contro una decisione ministeriale che appare tanto arbitraria quanto insensibile.
La questione sollevata da Emanuela Valurta, segretaria regionale del sindacato, pone in rilievo non solo l'inconveniente logistico e economico di viaggiare dal cuore del Mediterraneo verso la penisola, ma sottolinea anche una trascuratezza quasi provocatoria nei confronti delle esigenze specifiche dell'isolamento geografico. I criteri adottati dal Ministero dell'Istruzione, basati su mere statistiche numeriche, ignorano le reali difficoltà di chi vive e lavora in Sardegna, alimentando una disparità che stride con i principi di equità sanciti dalla Costituzione.
L'apartheid concorsuale, se così possiamo chiamarlo, non è solo una questione di trasporti insufficienti o costosi, ma di una più profonda disattenzione verso quella parte di cittadinanza che si trova fuori dalla terraferma. Il concorso, come concepito, sembra quasi calibrato per scoraggiare la partecipazione di chi già opera in condizioni di precariato, accentuando le difficoltà anziché appianarle.
Il grido di protesta della Flc Cgil ha raggiunto le orecchie del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, e della presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, con un appello a prendere provvedimenti concreti per eliminare questa disparità evidente. Si tratta di un richiamo all'azione che non può e non deve essere ignorato, per il bene non solo dei docenti coinvolti ma dell'equità del sistema formativo nazionale.
Resta da vedere se questo appello troverà risposta nelle azioni del ministero o se resterà un'eco inascoltata nelle aule vuote di promesse mancate.
La sfida è aperta: sarà il governo a mostrare se l'uguaglianza e l'accessibilità sono realmente al centro della loro agenda o se le parole della Costituzione rimarranno solo un ideale irraggiungibile. Nel frattempo, i docenti sardi attendono, sperando che la giustizia prevalga su una logistica miopemente calcolata.