Cagliari. Il mio racconto domenicale. È dedicato ai medici sardi. Hanno un primato desolante: sono i meno pagati d'Italia. A fronte di una situazione lavorativa fatta di turni stressanti, di reparti spesso inadeguati, di una domanda di salute che l'offerta non è più in grado di recepire. Il medico ha perso il ruolo di protagonista di un servizio essenziale per la comunità. È diventato l'espressione di un disagio che incide sulla pelle dei cittadini. Condizioni di lavoro pressanti senza valorizzazione contrattuale. Che spingono inevitabilmente a lasciare per altre condizioni di lavoro e di vita. Aridità operative che alla fine spingono molti ad abbandonare gli ospedali sardi per trovare respiro professionale nel nord Italia, se non addirittura all'estero. Dove il medico non è più un numero, una pedina, ma un professionista a cui è riconosciuta prima di tutto la dignità professionale. Ho scritto tante volte che la riforma del sistema sanitario in Sardegna deve partire dai medici. Costretti a scegliere la sponda del privato. Ricordando che le stesse difficoltà incontrano infermieri e operatori sanitari di ogni livello. La Sanità Pubblica deve essere il fiore all'occhiello di una Regione. Il SSN era fino a non molti anni fa un gioiello apprezzato in tutto il mondo. Le peccaminose clientele politiche nelle corsie, le deprimenti trame massoniche, la bieca ottusità di dirigenti ossequiosi agli onorevoli di riferimento sono una realtà amara, sintomo di inefficienze. La salute prima di tutto. Come deve essere in un Paese civile. Buona domenica. Mario Guerrini.