Il 21 settembre scorso, l'Assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, accompagnato dal Garante regionale dei detenuti, Irene Testa, ha visitato il carcere di Uta per ispezionare il centro clinico interno. Ad accoglierli, il direttore dell'istituto penitenziario Marco Porcu e il comandante della struttura. Un evento definito "straordinario", poiché raramente un assessore alla Sanità si è recato personalmente a verificare le condizioni di un presidio sanitario intramurario.
La visita è proseguita all'ospedale Santissima Trinità, dove da anni esiste un reparto appositamente realizzato per rispondere alle esigenze sanitarie dei detenuti di Uta. Una struttura dotata di tutte le misure di sicurezza necessarie, ma che, incredibilmente, non è mai entrata in funzione.
L'Assessore Bartolazzi ha promesso di adoperarsi affinché questo reparto possa finalmente essere utilizzato per i ricoveri delle persone private della libertà personale, come previsto dalla legge.
Tuttavia, a distanza di giorni dalla visita, nessun passo concreto sembra essere stato compiuto. Le parole dell'assessore rischiano di rimanere l'ennesima promessa non mantenuta, mentre la situazione all'interno del carcere di Uta si fa sempre più critica. Attualmente, la struttura ospita 715 detenuti, molti dei quali affetti da gravi patologie. Una popolazione carceraria che supera le capacità ricettive e che necessita di un'assistenza sanitaria adeguata e tempestiva.
È doveroso ricordare che la salute è un diritto fondamentale che va garantito a tutti, inclusi coloro che si trovano in stato di detenzione. Eppure, nonostante le dichiarazioni di intenti, l'amministrazione regionale sembra muoversi con lentezza, lasciando irrisolti problemi che richiederebbero interventi immediati.
La mancata operatività del reparto del Santissima Trinità è un esempio lampante di inefficienza e spreco di risorse pubbliche. Una struttura costata denaro ai contribuenti giace inutilizzata, mentre i detenuti continuano a non ricevere le cure di cui hanno bisogno. La visita dell'assessore avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta, ma finora non si registrano progressi significativi.
La comunità e gli operatori del settore attendono fatti concreti.
Non bastano le visite di cortesia e le promesse di circostanza; servono azioni tangibili per risolvere una situazione che si protrae da troppo tempo. La tutela della salute dei detenuti non è solo una questione di legalità, ma anche di civiltà e rispetto dei diritti umani.
È fondamentale che l'Assessore Bartolazzi passi dalle parole ai fatti, accelerando i tempi per rendere operativo il reparto dell'ospedale Santissima Trinità. Solo così si potrà garantire un'assistenza sanitaria adeguata ai detenuti di Uta e dimostrare che le istituzioni sono realmente impegnate nel migliorare le condizioni del sistema penitenziario regionale.
Nel frattempo, resta alta la preoccupazione per lo stato di salute dei detenuti e per le condizioni in cui sono costretti a vivere. La speranza è che questa ennesima promessa non si trasformi nell'ennesima delusione e che la Regione Sardegna dimostri concretamente il suo impegno nel tutelare i diritti fondamentali di tutti i cittadini, senza distinzione.