Una decisione passata quasi in silenzio, ma che pesa come un macigno sulle spalle dei pastori sardi. Il nuovo disciplinare del Pecorino Romano DOP, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 ottobre, ha cancellato il riferimento alla razza ovina Sarda. In pratica, chiunque potrà produrre il “Romano” con latte di qualsiasi pecora, purché stia dentro i confini burocratici della DOP.
Un dettaglio tecnico, diranno i burocrati. Ma nei dettagli, come insegnava Aristotele, si nasconde l’essenza delle cose. Qui si perde l’anima stessa del prodotto. Il Centro Studi Agricoli, guidato da Tore Piana, parla senza giri di parole di “decisione gravissima contro i pastori sardi”.
Da decenni il Pecorino Romano è il simbolo della filiera lattiero-casearia dell’isola. Legarlo alla razza ovina Sarda non era una questione folcloristica, ma economica e culturale. Il latte di quella pecora – rustica, resistente, allevata al pascolo – è ciò che dà al formaggio la sua forza, il sapore che riconosci anche a occhi chiusi. Togliere quel vincolo significa staccare il prodotto dalla terra che lo ha generato.
Il Consorzio e il Ministero dell’Agricoltura, secondo il CSA, hanno scelto di ascoltare più gli industriali che i territori. Il risultato è un Pecorino sempre meno “Romano” e sempre meno “Sardo”. Quando un marchio perde la sua riconoscibilità, il prezzo lo pagano i piccoli produttori. Non i consigli d’amministrazione.
Il rischio è chiaro: un formaggio standardizzato, fatto ovunque, indistinguibile da mille altri. Esattamente il contrario di ciò che dovrebbe tutelare una Denominazione di Origine Protetta.
Il Centro Studi Agricoli annuncia che non resterà fermo: partiranno incontri territoriali con pastori, cooperative e tecnici per costruire una posizione comune della Sardegna. “Il Pecorino Romano – sottolinea Piana – non è una semplice merce. È storia, economia, cultura, lavoro, identità. E noi non permetteremo che venga ridotto a un formaggio qualunque.”
Un avvertimento netto, privo di retorica: chi dimentica le proprie origini finisce per vendere solo copie sbiadite di ciò che era.