La vicenda che coinvolge Alessandra Todde, presidente del Consiglio regionale sardo, ha sollevato un polverone che va oltre le consuete dinamiche politiche. Le violazioni rilevate dal Collegio presso la Corte d’Appello, tra cui la mancata nomina di un mandatario elettorale e l’assenza di un conto corrente dedicato, sono state definite da Marco Tedde, consigliere comunale di Alghero per Forza Italia, come "sciatteria e incompetenza".
Tedde, pur sottolineando l’importanza del garantismo, non ha esitato a criticare la gestione della Todde: "Le regole devono valere per tutti. La trasparenza, tanto sbandierata dal Movimento 5 Stelle, è stata clamorosamente disattesa. Ora si apre un periodo di caos amministrativo e politico che rischia di avere conseguenze gravi sul bilancio regionale".
L’impugnazione del provvedimento di decadenza è un diritto della Presidente, ma Tedde avverte che, in caso di rigetto, "sarà il Presidente della Repubblica a intervenire, come previsto dal nostro Statuto, per evitare che la maggioranza consiliare decida a proprio piacimento".
Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, ha ribadito la propria posizione garantista, replicando alle dichiarazioni del senatore Marco Meloni: "Non ho mai chiesto le dimissioni della Todde. Il garantismo è una regola fondamentale e consiglio al Movimento 5 Stelle di adottarla. Proprio loro, che in passato mi attaccarono per accuse poi archiviate con formula piena, ora si trovano in una posizione scomoda".
La questione non riguarda solo il destino politico della Todde, ma rischia di compromettere la stabilità istituzionale della Regione Sardegna. In gioco c’è la credibilità delle regole e la fiducia nelle istituzioni, con l’opinione pubblica sempre più attenta e meno tollerante verso inefficienze e pasticci politici.